1. Provvedimenti sullo stato civile degli impiegati e sul
personale femminile. - 2. La posizione degli Ebrei. - 3. La "Civiltŕ Cattolica"
e la "Questione ebraica". - 4. Provvedimenti scolastici. - 5. Nuova sede del
Ministero dell'Africa Italiana. -6. Corso di aggiornamento all'Universitŕ del S.
Cuore.
1. Il Consiglio dei Ministri, riunitosi il 1 settembre, approvň
due provvedimenti, che hanno connessione con la politica demografica. Il primo
riguarda lo stato civile degli impiegati nelle pubbliche amministrazioni e
stabilisce la condizione di coniugato quale requisito indispensabile per le
promozioni ai gradi superiori delle singole categorie. "Col criterio limitativo
del grado concorre anche quello dell'etŕ; in maniera che, qualunque sia il grado
ricoperto, non possono essere promossi ai gradi superiori i celibi che abbiano
superato il 30 anno di etŕ, se appartenenti al personale di concetto il 26 anno,
se appartenenti al rimanente personale".
Col secondo provvedimento, nulla
innovandosi circa la capacitŕ giuridica della donna a coprire quegli impieghi
pubblici dai quali non sia esclusa da speciali norme o da incompatibilitŕ fisica
e morale, si limita il numero delle donne, che possono venire ammesse negli
impieghi pubblici e privati, nella percentuale massima del dieci per cento del
numero complessivo dei posti. Tale restrizione non si applica agli impieghi
riservati alle donne dalle disposizioni vigenti ed a quelli che saranno
successivamente stabiliti con decreto, in quanto particolarmente adatti per le
donne.
2. n Segretario del Partito aveva dichiarato, il 26 luglio, che la
formulazione dottrinaria degli studiosi fascisti non era fine a se stessa, ma
voleva determinare "un'ulteriore precisazione politica" . Infatti, nel Consiglio
dei Ministri del 1 settembre, si provvide "a regolare la posizione degli
stranieri di razza ebraica", vietando a tutti, d'ora in poi, "di fissare stabile
dimora nel Regno, in Libia o nei possedimenti dell'Egeo", revocate le
concessioni di cittadinanza italiana fatte ad ebrei posteriormente al 1 gennaio
1919.
Tutti, adunque, "gli stranieri di razza ebraica, che alla data di
pubblicazione del presente decreto-legge si trovino nel Regno, in Libia o nei
possedimenti dell'Egeo, o che vi abbiano iniziato il soggiorno posteriormente al
1 gennaio 1919, debbono lasciare il territorio del Regno, della Libia e dei
possedimenti dell'Egeo entro sei mesi dalla data di pubblicazione del presente
decreto. Coloro che non avranno ottemperato a tale obbligo entro il termine
suddetto, saranno espulsi dal Regno a norma dell'art. 150 del Testo Unico delle
leggi di Pubblica Sicurezza, previa l'applicazione delle pene stabilite dalla
legge".
Un colpo non meno vigoroso venne inflitto agli Ebrei dal Consiglio
dei Ministri, nella tornata del 2 settembre, con il seguente "Decreto-legge per
la difesa della razza nella scuola fascista":
Art. 1. -- All'ufficio di
insegnante delle scuole statali o parastatali di qualsiasi ordine e grado e
delle scuole non governative ai cui studi sia riconosciuto effetto legale non
potranno essere ammesse persone di razza ebraica, anche se siano state comprese
in graduatorie di concorso anteriormente al presente Decreto, né potranno essere
ammesse all'assistentato universitario, né al conseguimento dell'abilitazione
alla libera docenza.
Art. 2. -- Alle scuole di qualsiasi ordine e grado, ai
cui studi sia riconosciuto effetto legale, non potranno essere iscritti alunni
di razza ebraica.
Art. 3. -- A datare dal 16 ottobre 1938-XVI tutti gli
insegnanti di razza ebraica, che appartengono ai ruoli per le scuole di cui al
precedente articolo 1, saranno sospesi dal servizio; sono a tal fine equiparati
al personale insegnante i Presidi e Direttori delle scuole anzidette, gli aiuti
e assistenti universitari, il personale di vigilanza delle scuole
elementari.
Analogamente i liberi docenti di razza ebraica saranno sospesi
dall'esercizio della libera docenza.
Art. 4. -- I membri di razza ebraica
delle Accademie, degli Istituti e delle associazioni di scienze, lettere ed
arti, cesseranno di far parte delle dette Istituzioni a datare dal 16 ottobre
1938-XVI.
Art. 5. -- In deroga al precedente articolo 2 potranno in via
transitoria essere ammessi a proseguire gli studi universitari studenti di razza
ebraica giŕ iscritti ad istituti di istruzione superiore nei passati anni
accademici .
In ambedue i citati provvedimenti si dichiara che agli effetti
del presente decreto-legge e considerato di razza ebraica colui che č nato da
genitori entrambi di razza ebraica, anche se egli professi religione diversa da
quella ebraica .
3. Anche a proposito dell'odierna lotta contro gli
Ebrei, sulla stampa quotidiana venne citata a titolo d'onore la "Civiltŕ
Cattolica", massime per i tre articoli pubblicati nel 1890, Serie XIV, vol. 8 :
Della questione giudaica in Europa: Le cause (p. 5), Gli effetti
(p. 385), I rimedi (p. 641). Per veritŕ dobbiamo notare che a quella vigorosa
campagna, ispirata dallo spettacolo dell'invasione e prepotenza giudaica, non si
potrebbe riconoscere il merito di aver "saputo impostare fascisticamente
il problema della razza " avanti lettera, come vorrebbe "Il Regime
Fascista" (28 agosto). Infatti, l'Autore di quegli articoli, il P. Raffaele
Ballerini, pur ammettendo che "l'avversione della stirpe si aggiunge, a
costituire uno dei capi della questione, in quel modo che un altro č costituito
dal codice religioso del talmud ", affermava testualmente: "La
questione giudaica dei nostri tempi non differisce gran cosa da quella che
tratto tratto commosse i popoli cristiani nel medioevo. Stoltamente si vuol far
credere che nasca da odio di religione o di stirpe. Il mosaismo in
sé non potrebbe essere argomento di odio pei cristiani, giacché, sino alla
venuta di Cristo, esso fu l'unica vera religione, figura e preparazione del
cristianesimo, che secondo l'ordinamento di Dio gli succedette. Se non che il
giudaismo da secoli ha voltate le spalle alla legge mosaica, surrogandovi il
talmud, quinta essenza di quel fariseismo, che in tante guise venne
fulminato dalla riprovazione di Cristo, Messia e Redentore. E benché il
talmudismo entri per molto nella questione giudaica, non puň perciň dirsi che le
dia forma propriamente religiosa, stanteché nel talmudismo le nazioni cristiane
detestano, non tanto la parte teologica, ridotta quasi a nulla, quanto la
morale, che contraddice ai piů elementari principi dell'etica naturale. Né pure
la questione origina da aborrimento di stirpe, come l'aggettivo improprio di
semitica, che le si dŕ, parrebbe denotarlo. Primieramente la famiglia
israelitica non č la sola nel mondo, che provenga dal sangue nobilissimo di Sem;
né si vede ragione per la quale gli ariani, derivati da Jafet, dovessero nutrire
un odio ereditario contro i generati da Sem, nei cui tabernacoli anzi, giusta la
solenne profezia di Noč, essi erano predestinati ad abitare con fraterna
concordia". Quindi si spiega come una lotta, unicamente ispirata dalla legittima
difesa del popolo cristiano contro "una nazione straniera nelle
nazioni in cui dimora e nemica giurata del loro benessere",
suggerisse provvedimenti intesi a rendere tal gente inoffensiva; e insieme, come
ottenuto lo scopo, massime quando si avevano sincere conversioni al
cristianesimo, la Chiesa stringesse maternamente al seno come figli, quanto
rinunziando alla ostinazione giudaica, intendevano far parte della famiglia
cristiana.
A questo rilievo d'indole generale ne dobbiamo aggiungere un
altro, concernente i compendi che dei citati articoli comparvero sulla stampa.
La compendiositŕ č andata, in piů di un caso, a scapito dell'esattezza,
apparendovi come giudizio della "Civiltŕ Cattolica" quello che la "Civiltŕ
Cattolica" citava come giudizio altrui, magari opponendovi eccezioni o
mitigandone l'asprezza delle conclusioni, e, in generale non dimenticando mai le
leggi della caritŕ cristiana e distinguendo fra colpevoli e innocenti. Quindi,
chi consideri e le circostanze di tempo in cui furono stesi quegli articoli e il
complesso degli argomenti ivi esposti, dovrŕ convenire con quanto notava
l'"Osservatore Romano" (7 settembre): che cioč quegli scritti, mentre restano in
tutt'altro piano, hanno tutt'altro significato: non contraddicono affatto agli
sforzi della Chiesa perché tutta l'umanitŕ riposi, alfine, nella fraternitŕ e
nella pace religiosa, cui corrispondono perfettamente e la difesa della veritŕ
contro tutti e l'appello della caritŕ per tutti . Ma su questo argomento,
occorrendo, torneremo a parlare.
4. Anche la scuola fu oggetto di
provvedimenti nelle due tornate del Consiglio dei Ministri. Anzitutto, per
coordinare sotto un unico organismo l'assistenza agli alunni, viene soppresso
l'Ente della Mutualitŕ Scolastica, devolvendone le attribuzioni di natura
igienico-sanitaria e assistenziale alla Gioventů Italiana del Littorio (G.I.L.).
Con questo, oltre all'unitŕ di indirizzo nell'assistenza dei giovani, si ottiene
un piů razionale uso dei mezzi, evitando anche duplicazioni di contributi, e si
assicurerŕ ai giovani una tutela piů pronta ed efficace, disponendo la G.I.L. di
organismi ben attrezzati a questo scopo.
Con la costituzione della Gioventů
Italiana del Littorio alle dirette dipendenze del Partito, si dovette provvedere
alle istituzioni scolastiche giŕ dipendenti dalla soppressa Opera Nazionale
Balilla. Orbene, con decreto-legge si provvede alla sistemazione delle Accademie
di Roma e di Orvieto, le quali hanno grado di istituti di
istruzione superiore. Queste Accademie, alle dirette dipendenze del
Segretario del Partito, rilasceranno un diploma di abilitazione all'insegnamento
dell'educazione fisica. Parimenti, stante il progressivo sviluppo dell'Accademia
di Musica della G.I.L. al Foro Mussolini, le scuole ivi esistenti sono state
pareggiate ai Regi Conservatori di musica. Inoltre, nell'Accademia stessa viene
istituita una scuola di canto corale, per dar modo agli alunni, che ne hanno
attitudine, di conseguire il titolo di Maestro di canto corale della G.I.L. e
dell'Opera Nazionale del Dopolavoro.
Altri provvedimenti riguardano:
l'istituzione di un Consiglio nazionale dell'educazione delle scienze e delle
arti, ripartito in sei sezioni e destinato ad essere il maggior organo
consultivo per quanto si riferisce alle questioni di cultura ed arte;
l'istituzione del Consiglio provinciale dell'educazione, quale organo consultivo
del Provveditore agli Studi, e di un Consiglio di disciplina per gli insegnanti
elementari; l'insegnamento della lingua araba nelle scuole medie.
5. La
mattina del 31 agosto, il Capo del Governo, dopo la rituale benedizione
impartita da S. E. mons. Bartolomasi, Ordinario Militare, collocň la prima
pietra della nuova sede del Ministero dell'Africa Italiana. L'edificio, che sarŕ
inaugurato il 9 maggio 1941, quinto anniversario della fondazione dell'Impero,
sorgerŕ nell'area angolare adiacente alle Terme di Diocleziano, presso
l'obelisco di Axum, alla confluenza del Viale Africa con la Via Imperiale e in
posizione panoramica rispetto a quel grandioso complesso monumentale ch'č
formato dalle Vie dei Trionfi e dell'Impero e dai solenni vestigia di Roma
antica. La costruzione occuperŕ 10.900 metri quadrati; l'altezza fuori terra
sarŕ di 36 metri; i piani, otto in tutto: uno seminterrato, uno terreno, uno
rialzato e cinque sopraelevati; gli ambienti 1131, oltre 20 saloni.
6.
Dal 22 al 27 agosto, con la partecipazione di numerosi iscritti, venuti da tutte
le regioni d'Italia, si tenne un "Corso estivo di aggiornamento" per studiare
"L'ora attuale del Cattolicesimo". Inaugurando il corso, il P. Gemelli ricordň
che il Santo Padre, nell'udienza concessagli il giorno prima, gli aveva
confermato la sua augusta predilezione per l'Ateneo cattolico, e diede lettura
di un prezioso messaggio nel quale Sua Santitŕ, compiacendosi dell'iniziativa
dell'Universitŕ Cattolica, diceva: "Opera di caritŕ del piů alto valore č
cotesto richiamo alla dottrina cattolica. Meditarla, conoscerla, insegnarla,
applicarla alle contingenze della vita odierna, custodirla con interiore
silenzio e alto proclamarla di fronte al distratto e scettico e infatuato mondo
moderno, ecco il compito degno di un Ateneo Cattolico".
A questi intendimenti
corrispose l'opera dei maestri e l'attenta partecipazione degli scolari. E
perché il Corso, come tutta la vita dell'Ateneo cattolico, venisse informato a
quegli intendimenti di vita soprannaturale, che sono i soli atti ad assicurare
ad ogni intrapresa esito felice, i convenuti iniziarono, in ciascun giorno, i
lavori con una meditazione loro proposta dal P. Gemelli, che richiamň gli
uditori alla necessitŕ ed ai doveri dell'apostolato.
Al corso parteciparono
le LL. EE. Mons. Grassi, Vescovo di Alba, Mons. Colli, Vescovo di Parma, Mons.
Cazzani, Vescovo di Cremona, che tenne anche l'orazione, commemorativa del
centenario di S. Carlo, ed altri illustri rappresentanti del Clero e del laicato
cattolico.