L'AIDS è una malattia creata in laboratorio


Chi dispone dei rudimenti della genetica e della biologia molecolare ben sa che, in generale, le malattie non sempre nascono con la specie i cui rappresentati ne possono essere affetti, anche se, la stragrande maggioranza dei virus patogeni sono tali, per una determinata specie animale, fin dal sorgere di detta specie.

Questo, rapportato all'uomo, significa che solo molto, moolto, raramente si può verificare che una determinata malattia PRIMA non c'era ed ADESSO c'è. Tante malattie in passato non erano affatto note, ma, poi, una volta scoperta la loro presenza, la loro sintomatologia, ed i loro effetti, fu facile notare che esse videro la luce nella notte dei tempi, INSIEME a noi.

La Sindrome da Immuno Deficenza Acquisita, comunemente chiamata "AIDS", è comparsa nel mondo meno di trent'anni or sono. Ha colpito subito, ed in maniera devastante, le popolazioni nigridi dell'Africa, e, solo successivamente, si è estesa anche nei paesi "progrediti", come il nostro, ma in maniera molto blanda, e questo, malgrado i costumi, qui da noi, siano incomparabilmente più corrotti che nel continente nero...

Sin da subito dubitammo molto del fatto che una simile malattia fosse sorta ...così... dal nulla. Subito trovammo comica la storiella secondo la quale vi fossero stati contatti sessuali fra le scimmie e l'uomo che avrebbero generato il contagio. Immediatamente ritenemmo inutile la precauzione del profilattico come "sistema salva vita": quando si ci bacia "alla francese", ovvero con la lingua, si mettono in contatto vasi sanguigni molto più affioranti di quelli presenti sulla superfice del glande o sulle pareti interne della vagina... Questo senza contare che non esiste nessuno che non si sia mai morso la lingua, o screpolato le labbra... Tutto ci suonava come un espediente propagandistico che aveva lo scopo di salvaguardare dalla gravidanza, invece che dall'AIDS... Vi è, infatti, da ricordare che la lobby ebraica, ovunque giunge al potere, come prima cosa cerca di ridurre, più che può, le nascite dei non ebrei. Il preservativo, legato al terrore dell'AIDS, poteva essere uno dei mille espedienti utilizzati a fini antinatali (1). Poteva trattarsi di un semplice trucchetto, che si basava su qualcosa di NON realizzato dalla mafia ebraica che ci governa.

Ma non è affatto così. I nuovi virus dell'AIDS e dell'"Ebola", che flagellano prevalentemente le popolazioni nigridi, sono stati creati in qualche laboratorio della guerra biologica USraeliana; così come l'"influenza aviaria" che ha colpito i paesi dell'estremo oriente, tranne, guarda caso, il Giappone...

Il motivo di queste vere e proprie "guerre battereologiche a bassa intensità" è sempre lo stesso: l'odio SOVRUMANO che i razzisti ebrei nutrono nei confronti di TUTTI i popoli della terra, meno che il loro, ovviamente. Volete sapere qual'è il numero degli israeliani morti di AIDS fino ad ora? ...ZERO! Eppure, tutti i fattori di diffusione del (retro)virus non mancherebbero: prostituzione, droga ed omosessualità non mancano mica in quel paese... Anzi! In un quartiere di Tel Aviv (Giaffa) ci sono addirittura dei papponi che ti fermano per strada invitandoti ad andare con qualcuna delle loro "protette"...

A pensarla come noi in merito alla FABBRICAZIONE, in un laboratorio per la guerra batteriologica, del virus dell'AIDS, vi è anche una illustre cattedratica africana, Wangari Mathaai, recentemente insignita del premio Nobel. Al riguardo, qui sotto riportiamo un "post" preso dal sito, oggi oscurato, " www.comedonchisciotte.net ", che, a sua volta, fa riferimento ad un articolo apparso sulla "Gazzetta del Sud" del 10/10/2004 a. D. Ve lo proponiamo così com'è, sono nostre solo le grassettature.


L'Aids? Un'arma per sterminare i neri

Wangari Mathaai

L' Aids è un'arma creata in laboratorio per sterminare i neri. È quanto, senza perifrasi, ha affermato ieri a Nairobi - nel suo primo incontro con la stampa - la professoressa Wangari Mathaai, premiata venerdì, prima donna africana, con il Nobel per la Pace per il suo impegno ambientalista e per la difesa dei diritti civili - delle donne in specie - e della democrazia. Impegno che le costò processi, galera e bastonature ai tempi del "regno" di Daniel arap Moi, presidente-padrone del Kenya per 24 anni, fino al dicembre 2002. Combattiva come sempre - ora è parlamentare e viceministro dell'ambiente, carica da cui minaccia continuamente di dimettersi ogni qual volta non riesce ad evitare nuove cicatrici ambientali - vestita con un tradizionale abito africano, ha parlato alla periferia sud di Nairobi, Adams Arcade, nella sede dell'organizzazione da lei creata «Green Belt», cintura verde, che nei 27 anni di vita è riuscita a piantare 30 milioni di alberi in Africa, cercando di bloccare la desertificazione selvaggia. Ma ha dedicato poco tempo allo scontato impegno ambientale, a cui - ha ribadito - destinerà buona parte degli 1,1 milioni di euro che comporta il Nobel, per attaccare invece sul fronte Aids, su cui si era già espressa lo scorso agosto trovando scarsa eco scientifica ma molti sostenitori tra gli africani.

La professoressa - ha una cattedra di biologia, la sua materia, presso la facoltà di veterinaria di Nairobi ed è stata la prima cattedratica in Kenya - non ha dubbi. Scartata l'ipotesi che l'Aids sia un flagello di Dio contro gli africani, espresso assoluto scetticismo sulla possibilità che il virus derivi dalle scimmie («conviviamo con loro dalla notte dei tempi»), verificato che intorno alle possibili cause dell'infezione si levano continue cortine fumogene, a suo avviso non resta che una spiegazione: un prodotto creato in laboratorio, con l'obiettivo principale di decimare i neri. «Altrimenti - dice - perché saremmo proprio noi la stragrande maggioranza di quanti muoiono di Aids?».

Sul fatto che esistano armi di guerra batteriologiche non sembra aver dubbi; in proposito dice, sorniona: «Non è forse per questo che si è fatta la guerra in Irak?». Nega, invece, di aver mai dichiarato che l'Aids sia stato creato in laboratori occidentali. «Non ho idea - chiarisce - di chi e dove abbia prodotto questa arma biologica». Una prudente risposta al Dipartimento di Stato Americano che venerdì, nel rallegrarsi per la scelta dell'ambientalista africana per il Nobel, aveva anche parlato di alcuni «disaccordi». Riferimento implicito alle prese di posizioni sulla genesi dell'Aids, che nelle prime dichiarazioni della biologa era stato creato non solo per distruggere la razza nera, come ha ribadito oggi, ma in centri di ricerca occidentali. Ma, al di là della posizione sull'Aids (respinta dalla stragrande maggioranza del mondo scientifico), il premio alla professoressa Mathaai resta un trionfo per l'Africa, per la lotta ambientalista, e soprattutto - come ricorda la motivazione dell'Accademia di Oslo - per il legame tra difesa ecologica e vita civile.

«Piantiamo un seme oggi anche per avere la pace domani» è stata una delle più belle dichiarazioni di Mathaai, fatta mentre piantava ieri l'ennesimo albero alle falde del "suo" monte Kenya: dove è nata, da dove ha tratto ispirazione profonda, e che ha visto impoverirsi per la deforestazione selvaggia, che ne ha anche seriamente compromesso i 13 corsi d'acqua, una volta ricchissimi, che dalle sue pendici nascono. E quella per la salvezza del "padre" monte Kenya, la seconda montagna più alta dell'Africa, è stata una delle prime e più decise battaglie di Mathaai. Che proprio da lì, ieri, ha ringraziato «Dio ed i miei antenati» per il premio.

(1) Per chi volesse saperne di più in merito a come la lobby sta UCCIDENDO i popoli come il nostro, non vi è nulla di meglio di leggere questa pagina: http://www.ccsg.it/Appendic.htm dove si spiegano tutti i metodi utilizzati al fine di ridurre le nascite del nostro popolo.