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Ai lettori che chiedono
notizie sugli attentati di Londra dell'8 luglio, suggerirei di alzare
lo sguardo oltre le immancabili rivendicazioni di "Al Qaeda"
e della Brigata Al-Masri.
Portiamoci a qualche giorno prima: 5 luglio.
La scena: Roma, Italia.
Nel programma mattutino di RaiNews24, appare dal passato remoto Giovanni
Galloni, già vicesegretario della DC e vicepresidente del Consiglio
Supremo della Magistratura.
E racconta: pochi giorni prima di essere rapito, Aldo Moro mi disse:
"ho per certo la notizia che i servizi segreti sia americano sia
israeliano hanno degli infiltrati all'interno delle Brigate Rosse,
però non siamo stati avvertiti di questo; se fossimo stati avvertiti,
probabilmente i covi li avremmo trovati".
Poi parla di Mino Pecorelli,
il giornalista di OP anche lui trucidato da Al-Qaeda – pardon,
dalle Brigate Rosse: "Pecorelli aveva preannunciato sulla sua
agenzia che il 15 marzo si sarebbe verificato un fatto gravissimo
in Italia".
Moro fu rapito il 16 marzo 1978, ma Galloni dice: "sapemmo poi
che Moro doveva essere sequestrato il giorno prima, Pecorelli aveva
imbroccato…E io faccio risalire l'uccisione (di Pecorelli) al
fatto che minacciasse di rivelare la fonte di quelle notizie. Fu fatto
fuori scientificamente, probabilmente da servizi".
Il lettore ha diritto di
chiedere: ma cosa c'entrano gli attentati a Londra con Moro e le Brigate
Rosse?
Ma forse c'entra.
Forse Galloni è uscito allo scoperto dopo quasi trent'anni con le
sue rivelazioni per dare un "avvertimento" a chi di dovere: sappiamo
che siete i mandanti di quel che "sta per succedere", come
foste allora i mandanti delle Brigate Rosse.
Tali avvertimenti hanno un senso nei rapporti tesi fra servizi segreti.
Forse Galloni stava tentando di sventare quell'attentato che "Al-Qaeda"
minaccia di fare anche in Italia, minacciando di rivelare "la
fonte" vera del terrore?
Perché la nuova fase di
attentati "islamici" è cominciata, andava rinfrescato l'orrore
– l'11 settembre è ormai lontano – e bisogna dare nuovi
motivi all'imminente avventura contro l'Iran.
Lo ha detto alla Fox News la fonte più certa: Juval Aviv, esperto
israeliano di terrorismo, uno dei capi del Mossad ed oggi privato
gestore di "sicurezza".
"Prevedo imminenti attacchi in USA, al massimo entro 90 giorni",
ha profetizzato Aviv, come se guardasse nella sfera di cristallo.
Ed ha parlato di attacchi indiscriminati contro la popolazione comune,
proprio come quelli di Londra, "in sei, sette, otto città simultaneamente,
e non solo le grandi città". I terroristi "arabi",
ha detto Aviv, vogliono terrorizzare la popolazione e mostrare la
loro geometrica potenza con stragi simultanee.
Ci sono avvertimenti ante-factum
e post-factum.
Qui a Londra Robin Cook, l'ex ministro degli Esteri laburista, che
si dimise per protesta contro l'aggressione all'Iraq di Tony Blair,
ha scritto sul Guardian dell'8 luglio – a cose fatte –
quanto segue: "per quanto ne so io, 'Al-Qaeda' (letteralmente
"La Base") è originariamente il nome di una database
del governo USA.
Con i nomi di migliaia di mujaheddin arruolati dalla CIA per combattere
contro i russi in Afghanistan".
Nella lista c'erano nomi che saltano fuori anche adesso: fra cui quello
di Abu Hafs detto "al Masri" (l'egiziano), ai tempi accusato
dell'attentato a Sadat, braccio destro di bin Laden e a lui congiunto
per matrimonio.
Fatto strano, proprio in
quelle ore la strage di Londra veniva rivendicata dalla fantomatica
"Brigata Al Masri".
E Cook non è uno qualunque: è stato anche uno dei controllori dei
servizi segreti britannici.
Nella sua posizione di socialista perdente, ricorda un po' Rino Formica.
Che c'entra?
C'entra.
Quando avvenne l'attentato alla stazione di Bologna, Rino Formica
disse che gli autori venivano da "un piccolo Paese medio-orientale"
che ci vuol mettere in cattiva luce presso gli americani.
Poi si chiuse nel silenzio.
Anche Galloni si è ri-murato nel suo trentennale silenzio.
Fatti strani.
Come la notizia apparsa
a Londra: Bibi Netanyahu, ministro ed ex premier israeliano era qui,
ed è stato avvertito in anticipo dai servizi israeliani di non uscire
dall'albergo nel giorno fatale.
Notizia subito corretta: i servizi non l'hanno avvertito "prima",
ma "subito dopo" l'attentato.
Come la rivendicazione di "Al Qaeda", la prima.
E' apparsa sul sito di un dottor Saad Al-Faqih, saudita.
Uno che sostiene di essere un "riformatore democratico" del
regno dei Saud, che si è presentato per anni come una specie di Chalabi
saudita, vantando buoni contatti con gli USA.
Oggi, da dicembre, gli USA lo hanno messo nella lista dei terroristi.
E Al Faqih continua ad abitare indisturbato a Londra.
E il suo sito fa capo ad un server di Houston, Texas.
Fatti strani.
Da collegare anche con il sequestro a Milano, da parte di agenti USA,
del povero imam egiziano.
C'è chi dice che fosse un informatore dei nostri servizi, in difficoltà
dopo l'uccisione di Calipari, che teneva le fila della rete di informazione
in Iraq.
C'è chi dice che ci sia stato sottratto così un testimone prezioso,
essenziale.
Fatti strani.
Avvertimenti.
Grandi manovre sanguinose.
Perciò non aspettatevi notizie da Scotland Yard.
Qui a Londra, gli investigatori raccolgono indizi minimi, e confessano
di non avere nulla di certo in mano.
E' difficile trovare prove, non si cercano – non si "devono",
non si vogliono cercare - nella direzione giusta.
Magari nella direzione di una "false flag operation", di
cui sono maestri gli agenti di un piccolo paese del Medio Oriente.
di Maurizio Blondet