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Jeffrey Blankfort è un giornalista americano di sinistra.
Produce trasmissioni per varie radio, KPOO di San Francisco, KZYX di Mendocino, KPFT-Pacifica a Houston.
Ebreo,
subisce attacchi senza precedenti dagli ebrei, e anche dalla sinistra
americana che gravita attorno a Noam Chomsky, perché osa rompere un
tabù: denuncia il potere della lobby ebraica negli Stati Uniti.
Qui di seguito parti dell'intervista che a Blankfort ha fatto Silvia Cattori, e che è pubblicata da Reseau Voltaire.
Dove spiega e rivela molti dei modus operandi occulti della lobby.
Domanda: «Washington e Tel Aviv intensificano
le minacce all'Iran. Secondo lei Israele ha un interesse preciso a
indebolire o distruggere i Paesi arabi vicini? E in qual misura riesce
a orientare in questo senso la politica degli USA?»
Blankfort: «la
mia posizione, che del resto ho esposto in articoli, è la seguente: la
guerra in Iraq non è stata una guerra per il petrolio, bensì una guerra
a profitto di Israele, concepita a questo scopo dai neo-conservatori e
dalla lobby pro-israeliana in USA. Essa mira a porre Israele in
posizione dominante in Medio Oriente, nel quadro di un piano che mira a
consolidare il controllo globale USA. Tutto il progetto è scritto nero
su bianco nel documento al titolo 'Project for a new american cenytury'
del PNAC [una delle lobby neocon]. Inoltre un certo numero di
personalità sia politiche sia militari ha detto chiaramente che si
trattava di una guerra condotta al servizio di Israele…».
«Nonostante
ciò, il movimento pacifista americano si rifiuta ostinatamente di
parlare di questo. In queste stesse ore, la sola componente della
società USA che sta premendo sulla Casa Bianca perché scateni il
confronto militare con l'Iran, è l'establishment sionista - o la lobby.
Parlo di organizzazioni come l'American Israel Public Affairs Committee (AIPAC) e
altre organizzazioni ebraiche. La sinistra e il movimento pacifista
sono così accecati dall'imputazione di tutti i mali all'imperialismo
americano, e dal panico di provocare un preteso 'antisemitismo', che
non sollevano l'argomento della responsabilità di Israele in tutto ciò.
E così la lobby, non avendo pagato alcun prezzo per aver gettato gli
USA nella guerra contro l'Iraq, si prepara a fare lo stesso con l'Iran.
Anche per una lobby è un comportamento senza precedenti, assolutamente
unico».
Domanda: «dunque per lei gli USA agirebbero in
funzione degli interessi di Israele. Chomsky sostiene la tesi
contraria: sono gli USA che utilizzano Israele come 'poliziotto di
servizio' in Medio Oriente».
Blankfort: «Chomsky tende a
gettare tutte le colpe sul governo, occultando accuratamente il ruolo
del Congresso. Chomsky e i suoi amici agitano, direttamente o no, lo
spettro dell'antisemitismo, e il risultato è che ciò blocca la denuncia
essenziale. Bisogna sapere che Chomsky è stato sionista in gioventù, ha
vissuto in Israele, pensa di viverci per sempre. E ha riconosciuto in
un vecchio scritto del 1974 che questo fatto influenza le sue prese di
posizione […]. Per anni non ha detto una parola su Israele. E'
stato un amico comune, Israel Shahak, a convincere Chomsky a esprimersi
pubblicamente sulla sorte che Israele riserva ai palestinesi. Nel suo
libro, 'The Fateful Triangle', Chomsky comincia di fatto con una difesa
di Israele: nel senso che accusa principalmente gli Stati Uniti di
consentire le esazioni israeliane contro i palestinesi. Una scusa che
può essere usata per Pinochet in Cile, per qualunque altro dittatore
sostenuto dagli USA, per scusarli delle loro atrocità. Io, a questo,
non ci sto […]».
Domanda: «e anche sull'Iran oggi nel mirino, Chomsky minimizzerebbe il ruolo della lobby che agisce in USA nell'interesse di Israele?».
Blankfort: «anche sull'Iran Chomsky e gli altri [della sinistra pacifista] non
vogliono vedere la campagna che la lobby sta conducendo per trascinarci
in una guerra nuova, una guerra che sarà più catastrofica del disastro
in Iraq…».
«C'è in USA una coalizione di dodici
organizzazioni femminili ebraiche, che si chiama 'One Voice for
Israel', che si è formata nel 2002, per rispondere alla pubblicità
negativa seguita alla distruzione di Jenin. Ogni anno, nel corso di un
raduno chiamato 'Take-5', questa coalizione fa sì che un milione di
donne ebree chiamino al telefono la Casa Bianca allo stesso momento, e
il giorno seguente il Congresso. Riescono a far saltare i centralini
del Campidoglio. E' uno dei modi con cui la lobby mostra la sua
potenza… Il 22 febbraio hanno deciso di telefonare a Bush per
comunicargli la loro opinione su quello che lui dovrebbe fare verso
l'Iran. Operazioni di questo genere sono continue, ma per il movimento
pacifista questo non ha importanza. Anche Chomsky mi ha scritto che
questa questione non lo interessa» […].
Domanda:«e l'AIPAC?».
Blankfort: «l'AIPAC
è qualcosa di molto speciale. Benchè sia una lobby dichiarata e
registrata in favore di Israele, non è tenuta a registrarsi in quanto
lobby straniera. Un caso assolutamente unico in USA. Ad ogni audizione
del Congresso che implichi le questioni del Medio Oriente vedrete che
vi partecipano dei funzionari dell'AIPAC. Nessuna altra lobby - e
specialmente straniera -ha lo stesso privilegio. E' la lobby che scrive
le leggi che il Congresso poi adotterà.
Così per esempio il recente decreto 'Syrian Acountability and Lebanese Sovereignty Restoration Act' (Legge sulla responsabilità della Siria e la sovranità del Libano),
approvata due anni fa, e che ha condotto alla situazione attuale il
Libano e la Siria, è stata redatta dall'AIPAC, che se ne è anche
vantata. Lo dice nel suo sito web. Solo la sinistra finge di non
accorgersene. L'AIPAC fornisce anche degli stagisti - giovani studenti
ebrei, brillanti - che lavorano negli uffici dei parlamentari. I
funzionari AIPAC chiedono di essere ricevuti da un membro del
Congresso, e gli dicono: 'abbiamo questo giovanotto che vorrebbe
effettuare uno stage a Capitol Hill, ve lo offriamo per un anno, può
darvi una mano nei vostri uffici…'. Quanti membri credete che abbiano
il coraggio di rifiutare? L'AIPAC ha anche una speciale 'fondazione'
che organizza viaggi gratuiti in Israele per i membri del Congresso.
L'anno scorso più di cento membri del Congresso sono andati in Israele
così, spese pagate. Oggi infuria una polemica sui viaggi gratuiti dei
parlamentari pagati da varie lobby, ma l'AIPAC ne è tenuta
accuratamente fuori.
Se si prenderanno delle misure dure per
disciplinare questa forma di corruzione, vedrete, il Congresso farà
un'eccezione per Israele. Noi americani abbiamo un Paese vicino, al
Sud, che si chiama Messico. Molto più importante per gli USA, per la
nostra economia, anche perchè abbiamo più cittadini d'origine messicana
che ebrei… e tuttavia, non ci sono delegazioni di senatori americani
che visitano continuamente il Messico, né il Congresso insiste
sull'importanza fondamentale del Messico per gli Stati Uniti come si fa
per Israele».
Domanda: «e perché?».
Blankfort: «le
cause sono due, e molto semplici: il denaro e l'intimidazione. Il
Partito democratico si affida da sempre a ricchi sponsor ebrei per
ottenere i contributi finanziari che riceve. Non è l'AIPAC a dare
direttamente il denaro [ciò che è proibito a una lobby]: l'AIPAC
coordina i versamenti, e dice agli sponsor a chi bisogna dare. Mettiamo
che un donatore ebreo voglia aiutare la causa di Israele; è l'AIPAC che
gli dice dove e a chi versare il denaro. E' così che oggi in USA
abbiamo una quarantina di Comitati d'Azione Politica (PAC) la
cui sola ragion d'essere è convogliare il denaro ai candidati alle
elezioni americane, a tutti i livelli, che sostengono Israele. Qui in
California abbiamo un 'Comitato dei Californiani del nord per il buon
Governo'. A Saint Louis, nel Missouri, un 'Saint Lousisians for Good
government', e poi un 'Hudson Valley Political Action Committee',
eccetera. In base alla ragione sociale di questi Comitati (PAC), 'good
government', non si capisce affatto qual è il loro scopo; al contrario
di tutte le altre lobby, che dichiarano apertamente le loro finalità.
Non si chiamano, come dovrebbero, 'Comitato degli ebrei partigiani per
Israele', che sarebbe più chiaro»…
«Ma c'è qualcosa di
ancora più grave per i democratici e per una parte dei repubblicani: il
denaro che ricevono da personalità ebree sioniste. Nel 2002 Haim Saban,
un miliardario israeliano d'origine egiziana, ha donato 12,3 milioni di
dollari al Partito Democratico. Quasi quanto la lobby dei fabbricanti
d'armi, insieme, hanno donato ad entrambi i partiti. E' lo stesso Saban
che ha creato, in seno alla Brookings Institution [una fondazione liberal, ndr.] l'Istituto
Savam per gli affari israeliani. E anche uno dei grandi finanziatori
dell'AIPAC e sponsorizza dei raduni a Washington, nel corso dei quali
l'AIPAC forma gli studenti alla propaganda israeliana. Oggi i campus
universitari sono la zona d'operazione principale per i movimenti
lobbistici pro-Israele…I lobbisti contano così di influenzare la nuova
generazione dei leader futuri».
Domanda: «per aiutare i palestinesi ad ottenere
giustizia, dunque, bisognerebbe che chi li sostiene dicesse questa
verità, che viene invece soffocata».
Blankfort: « […] Una
delle ragioni è che il movimento di solidarietà coi palestinesi è
influenzato da gruppi marxisti, che vivono sempre in ritardo: vivono in
un'altra epoca, in un passato in cui le lobby non avevano un ruolo. I
militanti spesso mi dicono che parlare della lobby ebraica 'non è
marxista', o che 'non è socialista'. Del resto ad occupare posizioni di
dirigenti nel movimento pro-Palestina sono un gran numero di
anti-sionisti ebrei: i quali dicono che denunciare la lobby è provocare
l'antisemitismo. Sono quelli che chiamo 'ebrei eccezionalisti', che
rigettano ogni critica agli atti compiuti collettivamente da ebrei,
come quello di fare lobby per Israele - il che non li rende
distinguibili dai sionisti patentati». […]
«Dal 1988 al
1995 ho pubblicato una rivista, 'Middle East Labor Bulletin', a cui
Chomsky si era abbonato. Vi tenevo una rubrica speciale sulle azioni
della lobby ebraica al Congresso: vi rivelavo i nomi dei membri del
Congresso che stavano con la lobby, e pubblicavo le fonti, per lo più
prese dalla stampa ebraica. Ogni lettore dunque disponeva delle prove
sufficienti sul controllo del Congresso USA da parte della lobby
israeliana. Chomsky non può far finta di non sapere. Temo che le sue
paure sull'avvenire degli ebrei sono così incombenti al suo spirito,
che si comporta come un bambino che rifiuta di ammettere la verità.
Pietoso. Appartiene alla categoria che in USA chiamiamo i 'gatekeeper',
i guardiani della soglia. Chomsky lo è su un altro fatto fondamentale:
gli eventi dell'11 settembre. Egli rifiuta le molte domande sollevate
attorno alla versione ufficiale di Bush. Chomsky sostiene che non c'è
alcuna vera ragione per mettere in dubbio la versione di Bush». […]
Domanda: «quanti altri, però, sostengono la sua tesi in USA?».
Blankfort: «appartengo
a una minoranza, ma ho una lunga lista di corrispondenti, e parlo di
questo tema in due radio. I sionisti hanno cercato di farmi tacere, ma
non ci sono riusciti. Uno dei loro metodi d'intimidazione consiste
nell'usare le diverse organizzazioni ebraiche. Ciascuna ha un compito
particolare. La più importante è forse l'Anti-Defamation League (ADL), la
cui missione è diffamare, intimidire e spiare le persone che criticano
Israele. Siccome sono fra gli spiati, so quello che dico… Un loro
agente aveva infiltrato la nostra organizzazione, la Commissione del
Lavoro per il Medio Oriente, di cui sono stato uno dei fondatori nel
1987. Poi abbiamo appreso che stavano spiando centinaia di associazioni
di tutto lo spettro politico, e migliaia di individui.
Per essere
precisi: 600 associazioni e non meno di 12mila privati! Sono riuscito a
mettere le mani sul dossier che stavano montando contro di me, ho
constatato che mi spiavano illegalmente, e perciò li ho querelati. Sono
andato in tribunale con due altri militanti. Dopo dieci anni, i tizi
dell'ADL hanno accettato una transazione amichevole […]. Il
tizio che mi spiava per conto dell'ADL lavorava anche per i servizi
segreti sudafricani, per colpire il movimento anti-apartheid in USA. Di
fatto la lobby israeliana e il Sudafrica erano nella stessa pagina
dell'elenco telefonico. Alleati strettissimi. Su tutti i piani:
sociali, culturali e militari […] Vorrei dire che gli ostacoli
che incontra un vero movimento pacifista in USA è che un leale
movimento è bloccato da una parte dai sionisti di destra, e dall'altra
dal rifiuto, da parte dei vari Chomsky, di parlare apertamente del
ruolo che la lobby sionista ha negli USA. Nel 1988, all'epoca dei primi
mesi della prima Intifada, il movimento rifiutò di sostenere che
Israele ponesse fine all'occupazione dei Territori. Allora un indiano
d'America, capo degli indigeni americani, mi disse che il primo
problema del movimento della sinistra USA era questo: troppo ebrei
progressisti nel movimento. E' vero. Non cito il nome di questo
indiano, perché sarebbe immediatamente accusato di antisemitismo…».
«Io stesso sono accusato continuamente di essere un ebreo
che odia se stesso, un antisemita…Me ne infischio, perché l'accusa di
antisemitismo è il primo rifugio dei mascalzoni. Il patriottismo, si
dice, è l'ultimo rifugio dei mascalzoni, ma l'antisemitismo è il primo.
In questo Paese, lo si è usato per obbligare al silenzio una quantità
di persone oneste. Per questo sono contro tutte le organizzazioni
specificamente ebraiche che si proclamano all'avanguardia nella lotta
per la Palestina. Sono tanti ebrei antisionisti, o che si credono tali,
a dire: 'noi, in quanto ebrei antisionisti, noi dobbiamo prendere la
leadership, perchè gli altri vedano che non tutti gli ebrei stanno con
Israele'. Sono contro, perché, siccome tutti i contribuenti americani
pagano le imposte, tutti loro sostengono Israele! E' un problema al
cento per cento americano. Quando gli ebrei progressisti vogliono
assolutamente essere i leader, quando dicono che gli ebrei fanno
questo, che fanno quello… di fatto, che cosa stanno dicendo ai
non-ebrei? Dicono: 'noi sì, noi possiamo permetterci di fare questo,
perché noi siamo ebrei'. E' un gioco così vecchio. Così, quando io,
Jeff Blankfort, parlo, non mi esprimo in quanto ebreo, ma in quanto
essere umano. Quando nel 1970 sono andato per la prima volta in Medio
Oriente, non ho detto alla gente che ero ebreo. Non è l'ebreo Blankfort
ad essere andato là, è il giornalista Blankfort.
Che c'entra il
fatto di essere ebrei o no con il fatto di denunciare ciò che gli
israeliani fanno subire ai palestinesi? In realtà, gli ebrei dovrebbero
essere molto prudenti in quanto ai ruoli dirigenti. Non sono posti che
spettano agli ebrei che si identificano come ebrei. E le persone più
citate a sinistra, quelle che più si esprimono sulla questione
palestinese negli USA, sono tutti ebrei, in fondo, che vogliono
proteggere Israele…. Chomsky, beninteso, è il più in vista fra questi. […]
Ritorcono
la responsabilità principale sugli Stati Uniti e, così facendo,
proteggono Israele da ogni forma di ritorsione, di sanzione, di
disinvestimento».
Domanda: «anche Hugo Chavez, presidente del
Venezuela, è stato accusato di 'antisemitismo' da Libération e da Le
Monde… non sarà che questa etichetta criminalizzante diventa
vacua, a forza di manipolarla per fini politici?».
Blankfort: «lo
si dice a volte in privato, ma mai pubblicamente. Anzi. Le cose erano
più aperte e libere qualche anno fa, sulle radio molto ascoltate si
potevano dire più cose di quanto sia possibile oggi. Nel 1982 ho
fatto un'intervista a un soldato israeliano che si rifiutava di
andare in Libano, e questo nel più grande talk-show di San Francisco.
Ha detto la verità sul Libano, ha detto che non erano i palestinesi a
bombardare quel Paese. Nella seconda ora della trasmissione, che era
diffusa in tutti gli Stati Uniti, un ascoltatore, con forte accento
straniero, ha chiamato la stazione. E ha domandato: 'chi è il
responsabile che lascia parlare questo comunista in diretta?' Il
conduttore ha risposto di essere lui […] Subito dopo, questo
conduttore, che era tra i più popolari alla radio di San Francisco, è
stato sostituito da un sionista sfegatato, che è ancora al suo posto.
In onda nelle principali stazioni radio trovate fra i decisori
principali o i proprietari, dei sionisti.Il presidente della CBS,
Leslie Moonves, per esempio, è un bisnipote di Ben Gurion.
La maggior parte delle persone non possono (o non vogliono) credere,
quando parlo dell'influenza sionista sui media. Io leggo la stampa
ebraica, ed è piena di informazioni su questo tema: informazioni che
non sono pubblicate dagli altri media. […]. Una è
particolarmente utile a questo proposito: si tratta di Forward, un
settimanale ebraico che equivale al Wall Street Journal, rivolto agli
ebrei… E' incredibile che la maggior parte della gente che conosco, che
si batte per i palestinesi, non abbia mai letto la stampa ebraica!».
«In
effetti possiamo fare poco o nulla, in USA, per ciò che avviene in
Palestina, almeno in modo diretto. Ma ciò che possiamo fare è lottare
contro il sostegno di cui gode Israele negli Stati Uniti, denunciare la
lobby israeliana e minare le posizioni d'Israele in USA. Solo
indebolendo il potere di Israele sopra di noi, americani, possiamo
aiutare il popolo palestinese».
Domanda: «eppure parecchi, dopo l'Iraq, stanno cominciando a capire che i media dicono menzogne».
Blankfort: «oh
sì, tutti lo dicono, i giornali mentono… ma ci sono tante informazioni
su internet. Non credo siano più affidabili. Qui nella Baia di San
Francisco avevano sette-otto quotidiani; ora ne sono rimasti due e
mezzo. E sono diventati dei tabloid scandalistici, per restare a galla,
non affondare a causa della TV… La TV in USA è di una qualità più
deplorevole di quelle che ci sono in Europa, e gli americani sono più
tele-drogati. E sono tossicomani dei gadget elettronici portatili,
Walkman, MP3, e il celebre iPod. Ciò non fa presagire niente di buono.
Inoltre,
l'arena politica americana è completamente presidiata, non lascia
alcuna opportunità. Abbiamo due partiti, che si somigliano in tutto: le
due ali del Partito Unico capitalista.
Uno compra la gente, ed è il partito democratico; l'altro la manda in guerra, è il partito repubblicano. Possono scontrarsi (meglio: far finta di scontrarsi) sui
problemi interni, ma quando si tratta d'Israele, sono uno nelle braccia
dell'altro. Esempio: ci sono donne al Congresso che lottano per il
diritto all'aborto, la cosa più di sinistra negli Stati Uniti. Ma si
uniscono alle donne del Congresso che stanno alla destra più estrema,
le più fiere oppositrici dell'aborto, quando si tratta di sostenere
Israele! E di questo nemmeno si parla a sinistra! Non si dice mai nulla
sui legami fra la lobbye il Congresso… per ora non vedo un futuro
brillante».
Domanda: «ma allora se i media non cambiano, se
l'influsso della lobby continua come prima, senza essere denunciato a
sinistra, Israele può consentirsi di attaccare l'Iran oggi, e la Siria
domani».
Blankfort: «i neocon e la lobby ebraica hanno
trascinato gli USA nella guerra in Iraq. E nonostante questa guerra sia
catastrofica, in ogni senso, non hanno dovuto pagare alcun prezzo
politico: perché solo qualche pubblicista isolato ha denunciato la loro
responsabilità per iscritto. Perciò oggi le stesse forze sono all'opera
per spingere gli USA al conflitto con l'Iran. Penso che non succederà,
solo per il fatto che gli USA, in Iraq, sono impantanati. Oltretutto se
attaccassimo l'Iran, le truppe irachene addestrate dagli USA, che sono
sciite e pro-iraniane, tratte da formazioni come lo SCIRI e al-Da'wa (entrambe hanno combattuto contro Saddam a fianco di Teheran) certamente reagirebbero, approfondendo il caos iracheno ancor più di oggi.
Per questo penso che gli USA non attaccheranno l'Iran, anche se tutti qui sembrano crederlo.
Ma
se lo fanno, sarà la prova definitiva che la lobby sionista esercita un
controllo totale sulla politica americana … Bush è debole in questo
momento, i repubblicani lo abbandonano, ha perso molti sostenitori al
Congresso… E l'AIPAC lo critica perché troppo molle verso l'Iran. […] Circolano
voci secondo cui sarà Israele ad attaccare l'Iran, anche se gli USA
esitano, perché è un anno elettorale in America, e Israele sa bene -
come la lobby israeliana in USA - che qualunque cosa faccia Israele, in
un anno elettorale, il Congresso intero lo applaudirà».
«E
il bello è che i giornali e i network radio e TV lo dicono, che mai i
membri del Congresso criticheranno Israele in un anno elettorale, ma
senza mai spiegare perché…[…] Così, solo l'ebreo Forward ha coperto il caso di spionaggio che coinvolge l'AIPAC
[l'incriminazione del funzionario del Pentagono Larry Franklin e di due
membri della lobby ebraica per spionaggio a favore di Israele, ndr.] mentre i grandi media ignorano il caso, deliberatamente».
Domanda: «posto che l'AIPAC è così forte, come mai è stato messo sotto inchiesta?».
Blankfort: «ci
sono elementi nei servizi segreti a Washington che, per le loro
ragioni, sono estremamente allarmati dalla israelizzazione della
politica estera USA. Sono persone che lavorano o hanno lavorato a
Washington, e affrontano la lobby israeliana da parecchio tempo. Sanno
cosa trama Israele, cosa trama la lobby ebraica, e vogliono mettere
fine a tutto questo. Purtroppo, la sinistra non partecipa a questa lotta». […]
Post scriptum
Un solo commento a questa intervista illuminante, da parte di un cattolico.
Uno
dei segni della continua dilezione di Dio verso Israele, è che non la
lascia mai senza profeti che gli dicono la verità, che parlano «contro»
Israele. Morto Israel Shahak, scopriamo ora Jerry Blankfort. E' un
segno di dilezione terribile.
Verrà il giorno in cui ad Israele sarà detto: hai avuto i tuoi profeti, e non li hai ascoltati.
Maurizio Blondet