BREVE SINTESI
DI FORMAZIONE DELL'APOSTOLO
FORMAZIONE
SPIRITUALE
Chi vuole muovere guerra a Satana e meritare il nome di apostolo si prepari attraverso una lunga formazione spirituale le virtù indispensabili a questo grande ministero. Si disponga ad una umiltà sincera ed abituale perché DIO è geloso delle glorie della sua Grazia e non opera attraverso strumenti vani od orgogliosi. «Considerate la vostra vocazione, o fratelli, come non molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili: ma le cose stolte del mondo elesse DIO per confondere i sapienti e le cose deboli del mondo per confondere i forti, e le ignobili cose del mondo e le spregevoli elesse DIO e quelle che non sono, per distruggere quelle che sono; affinché nessuna carne si dia vanto dinanzi a Lui» (1 Cor. I, 26-29).
- Acquisti una confidenza filiale ed illimitata in DIO per mezzo d'una fedele e soda devozione al Divin Cuore di GESÙ, che ci ha promesso il segreto di muovere i cuori più induriti. Si elevi ad un pieno distacco del cuore dal denaro, dalle comodità, dagli applausi.
- Si apra ad una magnanimità che lo sostenga in mezzo alle contraddizioni, ai dolori, alle difficoltà di ogni genere, e lo renda risoluto nel condurre a termine qualsiasi impresa, che abbia conosciuto essere voluta da DIO.
- Si armi di una purezza conscia e decisa a custodirsi nelle imprese più seducenti e nelle molteplici occasioni che si presenteranno durante il ministero.
- Si addestri ad una ossequiosa obbedienza di fede e di amore alla CHIESA, ai PASTORI, ai SUPERIORI, mostrandosi sempre pronto ad ogni cosa senza critiche o diffidenze.
- Soprattutto sia uomo di orazione e di meditazione. Poco valgono i bei discorsi, se non sono usciti dal proprio cuore, frutto di lunghe e sentite meditazioni.
- Dalla meditazione giornaliera l'apostolo attinge luce, conosce il mondo, si assicura l'unione con DIO, nutre la pietà attuale e trova i concetti, le parole, le similitudini, le industrie più efficaci a commuovere ed a persuadere. L'apostolo con la continua orazione ed elevazione a COLUI che lo manda e lo fa parlare, riceve ad ogni istante, ad ogni discorso, come un mendicante, l'elemosina, i lumi, le grazie attuali e l'energia apostolica.
«La principale (anzi l'unica) disposizione di chi vuol dedicarsi all'apostolato, sarà uno spirito retto, ed un fermo e sincero proposito di agire solamente per promuovere la gloria di DIO e la salute delle anime, e mai per fare vana pompa di sé o per diventare famoso, o per riscuotere l'applauso e le acclamazioni della gente, ma per essere con GESÙ CRISTO ed i SS. APOSTOLI caricati d'ingiurie e di offese» (S. Alfonso M. de Liguori).
L'apostolo deve avere un cuore grande, magnanimo e pieno di quella carità che S. PAOLO definisce:
1. PATIENS EST. È paziente. Della pazienza ce ne vuole, più di quella che si prepara. Si pensi di essere mandato come agnello fra i lupi. GESÙ CRISTO ci ha preannunciato persecuzioni, patimenti e morte. Gli apostoli devono avere unione vera con il desiderio di patire. La parola illumina, il buon esempio convince, la pazienza soggioga. Il giovane apostolo si persuada che quanto più muoverà guerra al mondo e al demonio, portando le anime sulle posizioni conquistate, tanto più vedrà sferrarsi l'opposizione.
2. BENIGNA EST. È benigna. «Non si prendono i colombi con gettar pietre, ma grano» (S. Francesco di Sales). Gli uomini non si convertono umiliandoli. «Abbiamo cura -scrive S. FRANCESCO SAVERIO- di avvicinare tutti con volto sorridente e sereno; allontanate dalla vostra figura ogni aspetto tetro, corrucciato, sdegnoso, impaziente, per non portare in pubblico che una fisionomia amabile e piena d'amore per tutti».
«Chi predica con amore, predica molto contro l'eresia, sebbene non pronunci neppure una parola di disputa con essa». (S. FRANCESCO di Sales). Ciò non toglie che in qualche circostanza si disputi e si tuoni, quando si debba abbassare l'orgoglio insensato di erranti pertinaci ed in mala fede.
3. NON ÆMULATUR. Non è gelosa. Verso altri apostoli o verso altreassociazioni e molto meno verso i confratelli se riescono meglio di noi.
4. NON AGIT PERPERAM. È prudente: «Ne vituperetur ministerium nostrum». «È astuzia del demonio eccitare le anime buone a fare più di quello che possono, affinché esse non possano più far nulla» (S. Vincenzo de' Paoli).
5. NON INFLATUR. Non si gonfia, non fa chiasso, né per l'onore inerente a tale ministero, né per gli applausi della gente, né per i frutti consolanti. «Abbiate per unico fine la gloria di DIO e la salute delle anime; tutto ciò che non tenderà a questa meta, vi frutterà almeno il fuoco del purgatorio, e vi meriterà il disprezzo degli uomini» (Padre Le Jeune).
6. NON EST AMBITIOSA. Non ambisce i primi posti e i primi uffici; cerca l'ultimo posto e desidera trattare con gli umili. S. FRANCESCO REGIS aveva le sue preferenze per i poveri e diceva loro: «Venite miei cari figli; voi siete il mio tesoro e le delizie del mio cuore». Stretto al confessionale dai poveri, vi rimaneva senza mangiare fino a notte e si scusava dicendo: «Quando io sono così vicino a questi cari poveri, non posso pensare ad altra cosa».
7. NON QUÆRIT QUÆ SUA SUNT. Non è egoista. Non cerca comodità, soddisfazioni morali, sontuose abitazioni o buone mense.
8. NON IRRITATUR. Non si adira: «Io non
nego che la collera sia venuta qualche volta in aiuto al vostro
zelo: ma più frequentemente è lo zelo che viene in aiuto alla
passione coprendo del suo nome le più vergognose escandescenze».
(S. Francesco di Sales).
9. NON COGITAT MALUM. Non è sospettosa. Batte l'errore e il vizio, ma scusa il peccatore; in tutto cerca di giustificare le intenzioni, non fa caso delle offese o delle indelicatezze, ma conserva solo il ricordo del bene ricevuto.
10. OMNIA SUFFERT. È longanime. Non si stanca, e nel seguire lo scopo prefissosi, è tenace e perseverante fino al trionfo. Quasi sempre è necessario vincere il demonio, l'ostinazione, la freddezza e spesso l'opposizione organizzata.
11. OMNIA CREDIT. Trasfonde la fede attraverso il vivo esempio, la parola, e il fuoco dell'anima nelle verità più ardue, difficili e ripugnanti all'orgoglio e alla sensualità.
12. OMNIA SPERAT. La fiducia, l'ottimismo e l'entusiasmo mentre sono il profumo e l'irradiazione della carità, sono anche il segreto indispensabile per la riuscita dell'apostolato. Fanno agire con tutte le forze e con allegrezza, danno modo di esercitare con libertà tutte le doti personali e soprattutto trasfondono la fiducia e la simpatia nell'uditorio, il quale anche se sarà scarso all'inizio, aumenterà certamente in seguito. Nulla di più fatale e disastroso della sfiducia e dell'avvilimento manifesto al pubblico.
13. OMNIA SUSTINET. «L'apostolo deve avere
buone spalle ed il cuore generoso. Né le veglie [...],
né le prediche continue, né le corse presso gli ammalati, né i
lunghi e laboriosi studi, niente, in una parola, sconcerta il suo
zelo» (S. Leonardo).
BREVE CORSO PEDAGOGICO
RELIGIOSO DI AVVIO ALLA CONVERSAZIONE
OSSERVAZIONI PRELIMINARI.
A) Il nostro piccolo corso non è fine a sé stesso; non è fatto per far bella figura, per snobbismo, per ambizione di parlar bene, per abbindolare gli altri o per batterli con l'arma del sofisma velato. Uno dei nostri fini fondamentali (conoscere, vivere, diffondere e difendere il cristianesimo) è quello di conoscere bene la verità, non solo per viverla noi stessi, ma anche per diffonderla (con le parole appunto) e difenderla (con la persuasione, con l'azione decisa e illuminante, ecc...).
B) Lo scopo da raggiungere con il nostro corso fa parte del nostro apostolato, che può essere: «silenzioso» (attuato solamente con l'esempio cristiano); «individuale» (attuato singolarmente con l'amicizia); «a gruppi» (compiuto con conferenze, corsi, conversazioni, ecc...).
C) É necessario sentire nella mente e nel cuore il bisogno dell'espansione del Regno di DIO.
D) Si richiede una vera conoscenza ed un notevole approfondimento dei temi religiosi: quindi delle verità cristiane, della morale cattolica, dei mezzi della grazia, dei problemi di attualità, degli errori più comuni e più perniciosi da smascherare, ecc...
E) Deve animarci una grande carità ed una profonda comprensione del nostro prossimo, anche quando sbaglia, pensando all'azione distruttiva che i mass-media stanno operando nei cervelli e alla carenza di fari orientatori. E se anche tanti non si convertiranno, avranno tuttavia sentito la voce di DIO e avranno riportato una buona impressione dalla nostra serenità.
F) Molta serenità nell'ascoltare e nel rispondere: essa deriva dalla certezza di possedere la verità. Non perché noi abbiamo la verità in tasca, come esseri privilegiati; ma perché CRISTO e la sua CHIESA sono infallibili. Per mezzo della S. Scrittura e del Magistero Ecclesiastico di sempre, essi ci danno la massima sicurezza di essere nella verità.
CAPITOLO I
IL CORPO O LA SOSTANZA DEL TEMA
Osservazione. Con «tema» si indica l'argomento, la tesi o il problema (come oggi si dice) da sostenere, provare, difendere, risolvere o illustrare. Circa la sostanza o il corpo del tema da trattare:
A) Bisogna «stare in tema». Non uscire da esso. Non divagare. Non disperdersi a danno dell'argomento fondamentale. E, d'altra parte, è necessario evitare il difetto opposto, quello cioè di essere lacunoso ed incompleto. Sono ugualmente nocive le disgressioni inutili e le riduzioni semplicistiche.
B) Nella trattazione del tema si deve fissare ciò che è fondamentale ed essenziale e metterlo in risalto, e si deve notare ciò che è secondario e derivato per metterlo in sottordine (vedi Cap. II).
C) L'assunto principale del tema deve essere dimostrato con precise e taglienti argomentazioni o prove di ragione (la retta ragione) e, com'è naturale trattandosi di temi religiosi, con prove documentatissime dalla S. Scrittura o Rivelazione, dalla Sacra Tradizione e dal Magistero Ecclesiastico. (N.B.: É pregio, forza e validità probante della trattazione portare, anche negli argomenti di ragione, citazioni chiare, persuasive e possibilmente brevi di autori, scienziati, Santi e grandi uomini, con fonti relative).
D) Se il corpo o la sostanza
del tema è stato svolto con sufficiente chiarezza e forza di
argomentazione, sarà più facile alla fine trarre le
«conclusioni», che vanno evidenziate con estrema vigoria, con
precise allusioni agli errori di oggi smascherandoli, con inviti
a propositi concreti, ad azioni di diffusione e di difesa dei
sani principi emersi e ad iniziative tendenti a contrastare con
la parola e con l'azione le attività nefaste dei nemici di
CRISTO e della sua CHIESA.
CAPITOLO II
METODO DELLA TRATTAZIONE
Un punto particolare del Cap. I, B), merita una maggiore considerazione: è il sistema adoperato come schema di svolgimento, il METODO, cioè il modo abituale più proficuo con cui svolgere il tema proposto. Nella giusta gerarchia dei valori, che sempre va tenuta presente, è necessario procedere con precisa logicità. Ecco come:
A) TITOLO ( thesis ).
Già in esso, scegliendolo opportunamente e saggiamente, si deve dare una perfetta sintesi di tutto l'elaborato (ad esempio: Aborto: strage degli innocenti; Droga: dalla rivoluzione all'autodistruzione; Eutanasia: crimine, parricidio, follia; ecc...).
B) IMPOSTAZIONE ( Status quæstionis ).
É l'inquadratura della trattazione. Iniziando il proprio discorso è doveroso calare il tema trattato nella vita di oggi, facendo rilevare che, per esempio, è un argomento dimenticato (tradizionale), oppure è causa di equivoci, oppure è stato risolto in modo errato, e come tale reclamizzato dalla stampa, dallo spettacolo, dalla vita pagana, ecc...
C) TERMINI ( Explicatio terminorum ).
Avviandosi verso il corpo essenziale del tema, è necessario chiarire i termini, cioè dare le definizioni precise delle parole adoperate, mettendo in risalto le suddivisioni dei termini stessi, di quali si intende parlare, quali si intende escludere, e perché. (N.B.: Fatto questo, conviene concludere questa fase, ripetendo ora con maggiore esattezza il preciso tema scelto).
D) AVVERSARI ( Adversarii ).
La conversazione non è letteraria o accademica perciò è necessario a questo punto citare coloro che, come persone o come gruppi, sono contrari all'assunto e lo contrastano con parole, con scritti, con azioni, ecc... (N.B.: É importante citare esattamente le loro parole e documentare con prove la loro azione).
E) PROVA ( Argumentatio apodictica ).
É il nerbo essenziale della conversazione, ed il punto culminante che apre alla verità. La prova o le prove devono essere brevi, concise, logiche, irrefutabili. Questa parte è proprio la «sostanza», e perciò va tenuto presente quanto si è detto al Cap. I, C).
F) OBIEZIONI ( Objectiones ).
É sempre bene prevenire le domande, i dubbi, le obiezioni e le perplessità che gli ascoltatori potrebbero avanzare, spinti magari da sollecitazioni emotive (per esempio, i casi pietosi nel divorzio) o slogans e sofismi ben congegnati che disorientano (per esempio, la donna è libera di gestire il proprio corpo, nell'aborto, ecc...) quindi, dopo la prova convincente, si deve sgombrare il campo da dubbi, obiezioni e prevenzioni varie, risolvendo in precedenza (e prima che qualcuno le avanzi in modo dispersivo) quelle più comuni e perniciose, colpendole decisamente e definitivamente.
G) DIFFICOLTÀ ( Scholia ).
Può sorgere qualche difficoltà nell'armonizzare una verità o una legge con altra legge o verità cristiana esistente. Può sembrare uno scoglio difficile; ma, generalmente, non dipenderà dalle leggi o dalle verità (perché vengono tutte da DIO), ma dall'individuo in particolare. È il caso, allora, di avere comprensione verso la persona, senza scuotere affatto la legge generale (ad esempio, due coniugi, in una vita impossibile, che credono lecito risposarsi...).
H) CONCLUSIONI ( Conclusiones ).
Tenendo presente quanto detto al Cap. I, D), è opportuno sempre studiare bene la conclusione della conversazione, sia come logica conseguenza ben condensata del tema svolto, sia come frase che riporti espressioni di massima autorità (Chiesa, GESÙ CRISTO, Papa e autori seri), sia per chiudere con uno slogan saggio e determinante o con una citazione che lasci all'uditorio un oggetto di proficua meditazione.
CAPITOLO III
DIDATTICA, PEDAGOGIA E FORMA ESTERIORE
In definitiva, a parte l'età di chi parla e di chi ascolta, chi svolge un tema ad un determinato gruppo è come un insegnante che spiega e istruisce: è un catechista. Deve perciò aver presenti alcune norme:
A) LE PERSONE A CUI SI RIVOLGE.
l Adattarsi alla loro istruzione e condizione. Se sono molto giovani, adottare un metodo intuitivo, con esempi e possibilmente immagini, sempre traendo conclusioni rigorose. Se rurali, puntare sui fatti, ecc...
l Considerare le loro esigenze: per esempio, un uditorio di adulti, poco istruiti religiosamente, esigerà più accorgimenti e più prove delle verità, senza tuttavia essere pesanti; basterà sfrondare la trattazione, limitandosi all'essenziale, da ribadirsi in modo sicuro.
B) IL MODO DI SVOLGERE IL TEMA.
- Calma, posatezza e fermezza nell'esporre, nel provare e nell'incoraggiare. Non è urlando che si persuade, né scalmanandosi. La verità ha una sua forza penetrativa. Certo, con la voce, è bene mettere in risalto l'essenziale, ma senza eccedere.
- Curare molto l'italiano, il periodare e la dizione. Al riguardo sono controproducenti e deleterie le improvvisazioni. Bisogna preparare «sempre, tutto». È essenziale scrivere in antecedenza tutto, vedere, rivedere, correggere e ricorreggere, limare, sfoltire... e poi rimettere in «bella» ogni cosa nella stesura definitiva più appropriata.
- Sempre, ma specialmente nei primi anni, è conveniente avere tutto lo scritto sotto gli occhi, ben pronto ad ogni evenienza («Si charta cadit tota scientia evadit»).
- Evitare gli intercalari inutili e dispersivi (...«diciamo così»...; «naturalmente»...; «certamente»...; «comunque»...; «quelli che sono», ecc...). Evitare specialmente gli errori urtanti di espressione, che danno fastidio e nuocciono alla chiarezza: «Allora», per indicare; «Comincio»; «Dunque», (idem); «cioè», per indicare «mi correggo», ecc...
- I periodi siano brevi: ma non e bene troncare un periodo avviato. Sia ben chiara la dizione, lento e preciso il parlare, esatta la punteggiatura (via il «bla bla bla» televisivo).
- É grande dote di sensibilità avvertire subito se l'uditorio segue e partecipa. Eventualmente, saper ripiegare sui punti più essenziali, più facili o più vivaci, a seconda dei casi.
- Il proprio contegno deve essere composto, sereno e fiducioso. Non si va alla guerra. La compostezza dovrà trasparire soprattutto dal vestito, dalla pulizia, dal gesto e dal contegno corretto.
- Sarà bene cogliere gli agganci umani che si presentano in genere, (per esempio, il saluto agli intervenuti, ringraziandoli della presenza e della fiducia riposta) o in particolare (verso singole persone).
- Per ultimo. ciò che è più indispensabile: PREGARE: pregare in antecedenza per l'efficacia della propria azione di apostolato ed invocare MARIA SS.MA, Sedes Sapientiæ, ora pro nobis.
A.M.D.G.