SANTI SOPPRESSI DALLA MAFIA RAZZISTA EBRAICA |
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«La prima e principale cagione dell’avversione dei giudei contro i non giudei, e massime contro i cristiani, si ha da rintracciare, cosa incredibile a dire, nella loro stessa morale e religione; la quale NON È PIÙ LA MOSAICA, MA Sì LA TALMUDICA O RABBINICA, foggiata a capriccio dagli scribi e farisei, bugiardi interpreti della legge».(5) Vediamo allora che cosa dice il Talmud sui cristiani: «IL CRISTIANO è omicida, immondo, sterco, dato alla bestialità; il suo solo incontro contamina anzi NON È PROPRIAMENTE UOMO, MA BESTIA» (6). «Posto questo bel concetto che i giudei hanno di noi [...], sarà da stupire che essi facciano un dovere di cospirare perpetuamente contro di noi? Se ci reputano bestie in sembianza umana, e bestie da Dio destinate a servirli, è naturale che ci trattino, ove lo possano, da bestie» (7). Il precetto dell’amore del prossimo (comandato dalla legge naturale e da quella mosaica) non è - secondo il Talmud - un precetto universale, ma è ristretto ai soli giudei e ai loro amici. «Senonché Maimonide [...] trova modo di salvare capra e cavoli, dicendo «essere LECITO FAR DEL BENE ANCHE AI CRISTIANI, però QUANDO NE PUÒ VENIR VANTAGGIO AD ISRAELE, o quando questo può giovare alla sua tranquillità e a meglio celare l’inimicizia verso i cristiani» (8). Anche recentemente, in Israele, il rabbino Josef Ovadia si poneva la questione: «Se un ebreo può permettersi di infrangere il sabato per salvare la vita ad un gentile, ad un non-ebreo. In merito non ha avuto dubbi, in una conferenza ha sostenuto che un ebreo può contravvenire al sabato se può salvare la vita di un non ebreo. Anzi deve farlo, ANCHE SE LA LEGGE EBRAICA PRESCRIVE [...] CHE IL SABATO PUÒ VENIR VIOLATO SOLO PER SOCCORRERE UN ALTRO EBREO. Ovadia infatti sostiene che il mancato intervento di un ebreo nel salvare un non-ebreo il sabato, potrebbe ritorcersi contro la comunità ebraica, rinvigorendo le critiche contro il suo stile di vita. Pertanto, secondo Ovadia, IL SALVARE UN NON-EBREO, anche di sabato, INDIRETTAMENTE PUÒ ESSERE CONSIDERATO UN ATTO LECITO come quello compiuto da chi salva un correligionario in quel giorno santo» (9). Il Sanhedrin afferma che «UN GIUDEO deve reputarsi QUASI EGUALE A DIO! Tutto il mondo è suo, tutto deve a lui servire, specialmente LE BESTIE CHE HAN FORMA DI UOMINI, CIOÈ I CRISTIANI» (10). «Ora, mirate le conseguenze che scaturiscono da questi bei principi, -riprende La Civiltà Cattolica- tutti i nostri beni appartengono ai giudei, poiché essi solo sono uomini, e perciò hanno diritto di possedere quindi il Talmud [...] dichiara lecita ai giudei L’USURA verso i cristiani (11), la frode (12), il furto (13), e la rapina» (14). Ed ancora: «Considerate I CRISTIANI -dice il Talmud- come BESTIE E ANIMALI FEROCI E TRATTATELI PER TALI. Non fate né bene né male ai gentili, ma mettete tutto il vostro ingegno e il vostro zelo per distruggere i cristiani» (15). Maimonide, uno dei loro massimi dottori, insegna loro che «OGNI GIUDEO, IL QUALE NON UCCIDE UN NON GIUDEO, VIOLA UN PRECETTO NEGATIVO» (16). «IL GIUDEO CHE UCCIDE UN CRISTIANO OFFRE A DIO UN SACRIFICIO ACCETTO» (17). La Civiltà Cattolica conclude così: «Dunque delle due l’una: o essi (i giudei, ndr) mandano al diavolo il loro Talmud con tutti i suoi commenti, che sono un insulto al buon senso ed un oltraggio alla stessa legge naturale, ovvero si rassegnino ad essere in uggia ed in abbominio a tutte le altre nazioni, massime cristiane» (18). A tale riguardo, vedasi anche H. DESPORTES (19), e A. MONNIOT (20), ed anche L. FERRARO (21).
Ritengo che non sia necessario insegnare a nessuno
che i Papi sono sempre stati stimati tra gli uomini
più sapienti della loro epoca; qui presento, a fedeli
e non, l’autorità della loro SCIENZA UMANA e non
parlo dell’assistenza dello Spirito Santo che li
rende infallibili. Ora ciò che i Papi conoscono
meglio, dopo la teologia e il diritto canonico,
è la storia dell’umanità, che coincide in gran parte
con quella sacra e con quella della Chiesa.
La loro probità storica
Normalmente (salvo qualche rara eccezione, che conferma
la regola) la figura del Papa si presenta nella
storia con un riflesso di onestà che dovrebbe contraddistinguere
ogni ministro di Dio.
Il loro discernimento storico
Parlo di discernimento, infatti la prudenza dei
Papi è proverbiale; immaginiamoci allora con quale
maturità e ponderazione i romani Pontefici dovettero
trattare una materia così delicata come quella che
stiamo esaminando.
(1) Cfr. La morale giudaica, in La Civiltà Cattolica, serie XV, vol. V, fase. 1022, 10 gennaio 1893, pag. 147.
(2) Cfr. D. ALIGHIERI, Divina Commedia, Paradiso, V, vv. 80 - 81.
(3) Cfr. P. OREGLIA, op. cit., pag. 146.
(4) Ibid., pag. 147.
(5) Ibid., pagg. 148-149.
(6) Cfr. Talmud, Trattato Baba Metsigna, fol. 114, Ed. d’Amsterdam 1645, e Trattato Barakouth fol. 88; MAIMONIDE, Trattato dell’Omicidio, cap. II, art. 2; Cfr. PRANAITIS, Christianus in Talmude Judeorum, Parte 1a, cap. II, pagg. 54-61, Petropoli.
(7) Cfr. P. OREGLIA, op. cit., pag. 150.
(8) Cfr. MAIMONIDE, Hilkhtoh Akum, X, 6; P. OREGLIA, op. cit., pag. 159.
(9) Cfr. Cit. in La Stampa, del 17 novembre 1991.
(10) Cfr. Sanhedrin 586, cit. in PRANAITIS, op. cit., part. 2, pagg. 76-77.
(11) Cfr. Abhodah Zarah, 54a, Baba Metsigna, cap. V, par. 6 pag. 14, cit. in PRANAITIS, op. cit., parte 2a pagg. 96-l00; La frode Babha Kama, 113b.
(12) Cfr. Babha Kama, 113b.
(13) Cfr. Babha Bathra, 54b.
(14) Cfr. Talmud, Trattato Baba Metsigna, fol. 111 op. cit., pag. 151.
(15) Cfr. Talmud, tom. 3, lib. 2, cap. IV, art. 5, pag. 279.
(16) Cfr. SEPHER MITZVOT, fol. 85, c. 2, 3, cit. in La Civiltà Cattolica, pagg. 156-157.
(17) Cfr. Sepher Or Israel, 177b.
(18) Ibid., pag. 160.
(19) Cfr. cit. in A. SAVINE, Le mystère du sang chez les juifs de tous les temps, Parigi 1890, pagg. 251-365.
(20) Cfr. A. MONNIOT, Le crime rituel chez les juifs, Ed. Tequi, Parigi 1914, pagg. 73-136.
(21) Cfr. L. FERRARO, El ultimo protocolo, Ed. A. A. Cultural, Madrid 1986, pagg. 37-76.
(22) Cfr. P. CONSTANT, Les Juifs devant l’Eglise et l'histoire, Parigi 1891, Ed. Arthur Savaete, pagg. 227-228.
(23) Cfr. La morale giudaica e il mistero del sangue, in La Civiltà Cattolica, serie XV, vol. V, fasc. 102, 12 gennaio 1893, pag. 269.
(24) Ibid., pagg. 270-272.
(25) Ibid., pag. 323, 6a ed. di Torino, Tip. Borri, 1874.
(26) Cfr. La Civiltà Cattolica serie II, vol. VIII, pag. 230 e ss.
(27) Cfr. La Civiltà Cattolica, pagg. 273-276.
(28) Ibid, pag. 278.
(29) Ibid., pag. 280.
(30) Cfr. Monumenta historica Germania Scriptorum, vol. VI, pag. 500.
(31) Cfr. BOLLANDISTI, vol. III di marzo, 588; e Monumenta ibid.
(32) Cfr. Monumenta ibid.
(33) Cfr. BOLLANDISTI ibid; pag. 591.
(34) Cfr. Parigi all’anno 1881, n. 15, e BOLLANDISTI 25 marzo, pag. 589.
(35) Cfr. Blanca Hispania illustrata, Tomo III, pag. 657.
(36) Cfr. RICHIERI Acta Senonensia Monum., XXV, pag. 324 ed altrove.
(37) Cfr. BARONIO n. 42 sopra quell’anno.
(38) Cfr. GIOVANNI DA LENT, De Pseudo Messiis, pag. 33.
(39) Cfr. BOLLANDISTI vol. VI di luglio, pag. 494.
(40) Cfr. LAURENT, Les affaires de Syrie, tom. II, pag. 326. Ed. di Parigi 1846.
(41) Cfr. CLUVERIO EPITOME Hist. pag. 541.
(42) Cfr. ANNAL. COLMAR, Monum. XVII, 191.
(43) Cfr. BOLLANDISTI, vol. II di aprile 1838.
(44) Cfr. BARONIO, n. 61. Acta Colmar. Monument. XVII, 210.
(45) Cfr. Radeurs Bavaria sanecta Tomo II, pag. 331. Monum. XVII, 415.
(46) Cfr. BOLLANDISTI, vol. II di aprile 697. Monum. XVII, 77. BARONIO 1287 n. 18.
(47) Cfr. BOLLANDISTI, vol. II, di aprile.
(48) Cfr. Ann. Colm., II, 30.
(49) Cfr. Monum., XI, 658.
(50) Cfr. Ann. Colm., II, 32.
(51) Cfr. Ann. Colm., II, 39.
(52) Cfr. BARONIO, 64.
(53) Cfr. RADERO 351.
(54) Cfr. Storia del B. Alberto di Simone Habiki, presso i BOLLANDISTI, vol. II di aprile.
(55) Cfr. Question Juive, pagg. 59-60.
(56) Ibid.
(57) Cfr. BARONIO, 31.
(58) Cfr. BARONIO, 31; BOLLANDISTI, vol. III di aprile 978.
(59) Cfr. S. HABIKI, op. cit.
(60) Ibid.
(61) Cfr. Bolland. 3 vol. di luglio 462.
(62) Cfr. BARONIO pag. 569.
(63) Cfr. Bolland. vol. 2 di aprile.
(64) Cfr. RADERO 3, 174.
(65) Cfr. Bolland. 1 aprile 3.
(66) Cfr. Bolland. 2 aprile 838.
(67) Cfr. Bolland. vol. 2 d’aprile 830.
(68) Cfr. Efele Scriptores, l. 138.
(69) Cfr. Bolland. vol. 2 aprile 839.
(70) Cfr. RADERO 2, 231; 3, 179.
(71) Cfr. S. HABIKI, op. cit.
(72) Ibid.
(73) Ibid.
(74) Ibid.
(75) Ibid.
(76) Ibid.
(77) Cfr. TENZEL, gennaio 1694.
(78) Cfr. TENZEL, giugno 1693.
(79) Cfr. Processo Parigi 1670, FELLER, giornale 1788, 2, 428.
(80) Cfr. LAURANT; Affaires de Syrie, op. cit.
(81) Cfr. CHIARINI, Teoria del Giudaismo, vol. I, pag. 355.
(82) Cfr. Amblagen der Suden, Leipsig, 1864.
(83) Cfr. Processo di Damasco, cit. in LAURENT, op. cit., pag. 301.
(84) Cfr. L’Egitto sotto Mehemed Ali di Hamont, Parigi 1843.
(85) Cfr. La Civiltà Cattolica, 23 gennaio. 1893, pagg. 281-286.
(86) Ibid. pag. 529.
(87) Ibid. pagg. 233-36.
(88) Per quanto riguarda la liceità della TORTURA leggasi: P. PALAZZINI, Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1954, vol. XII, col. 342-343. «La liceità o meno della tortura si può presentare sotto due aspetti: quello dell’applicazione della tortura come pena, l’altro come mezzo di indagine. Non si può dubitare della liceità della tortura; come pena afflittiva supposta la liceità della pena di morte [...]. La questione della liceità dell’applicazione della tortura come mezzo di indagine giudiziaria, su individui già indiziati più o meno gravemente, allo scopo di carpirne la confessione giudiziaria, ha avuto soluzioni diverse. Per alcuni, [...] il bene comune può esigere che l’imputato venga sottoposto anche a mezzi costrittivi, quali la tortura [...]. Lo svantaggio di non riuscire a scoprire l’autore di un determinato delitto provocherebbe a volte danni ben maggiori alla società di quanti non ne possano venire dalla violazione della libertà nell'esigere e volere la manifestazione di un determinato individuo (J. DE LUGO, De iustitia et iure, disp. XXXVII, Ed. Fournialis, VII, Parigi, 1869, pag. 724). Tuttavia è fuor di dubbio, che anche in tal corrente di pensiero, per essere lecita la tortura deve essere contenuta entro limiti ben definiti [...] (cfr. S. ALFONSO M. DÉ LIGUORI, Th. mortuum, IV, cap. III a 3, n. 202, II)». Vi è stato inoltre il pronunciamento del Magistero pontificio che rendeva lecito l’uso della tortura (cfr. INNOCENZO IV, Bolla Ad extirpanda, 15. 5. 1252; CLEMENTE IV, Bolla Ne Inquisitionis, 13.1.1266 - CLEMENTE V, Decretali del Concilio di Vienna - URBANO IV, Bolla Ut negotium, 1262). Ed infine la pratica della Chiesa, che per secoli e secoli si è valsa della tortura come mezzo di indagine giudiziaria.
(89) Cfr. ESPOSITO - QUAGLIONI, op. cit., pagg. 12-32.
(90) Cfr. D. QUAGLIONI, Introduz. a: BATTISTA DE’ GIUDICI, Apologia judeorum invectiva contra Platinam, RR inedita, Roma 1987, pagg. 34-35.
(91) Cfr. Op. cit. pag. 49.
(92) Ibid. pag. 50.
(93) Cfr. P. CONSTANT, Les Juifs devant l'Eglise et l‘histoire, Savahete editeur, Paris 1898, pagg. 230-232.
(94) Cfr. PARENTE-PIOLANTI-GAROFALO, Dizionario di Teologia dommatica, Ed. Studium, Roma 1957, 4a ed., pag. 49.
(95) Cfr. P. CONSTANT, op. cit., pagg. 241-246.
(96) Cfr. A. ESPOSITO-D. QUAGLIONI, op. cit., pag. 75.
(97) Cfr. ROBERTI-PALAZZINI, Dizionario di Teologia morale, Ed. Studium, Roma 1968, 3 ed., voce martirio, pag. 962, vol. II.
(98) Cfr. Lev. 18, 21; 20, 2-5; Deut. 12. 31; 18. 9 ss. e spesso nei profeti.
(99) Cfr. I Reg. 16, 34; II Reg. 16, 3; 21, 6.
(100) Cfr. Mi. 6, 7, Ier. 7, 31; 19, 5; 32, 35; Ez. 16, 20 ss.
(101) Cfr. F. SPADAFORA, Dizionario biblico, Ed. Studium, Roma 1963, 3a ed., voce sacrificio, pag. 536.
(102) Cfr. E. SPADAFORA, op. cit.,
(103) Cfr. GER., 7, 31.
(104) Cfr. Lev. 18, 21; 20, 2-5; I Reg. 11, 7, Ier. 32, 35, ecc.
(105) Cfr. Bz. 16, 21.
(106) Cfr. F. SPADAFORA, op. cit. voce moloch, pag. 419.
(107) Cfr. 4 Re 16, 3,17,17.
(108) Cfr. I. SCHUSTER - G.B. HOLZAMMER, Manuale di storia biblica; il Vecchio Testamento, SEI, Torino 1951, pag. 794.
(109) Cfr. II-IV Re, XXIII, 10; Ger. XXXII, 35.
(110) Cfr. G. RICCIOTTI, Enciclopedia italiana Treccani, Roma 1951, vol. XXIII, voce Moloch, pag. 587.
(111) Cfr. Enciclopedia Italiana Treccani, vol. VII, voce BOLLANDISTI.
(112) Per quanto riguarda il martirio di Simonino cfr. BOLLANDISTI, vol. X degli Atti dei Santi, Tomo 3, 24 marzo.
(113) Cfr. A. ESPOSITO-D. QUAGLIONI, Processi contro gli ebrei di Trento, Cedam, Padova 1990, pagg. 71-72.
(114) Cfr. serie XI, vol.VIII, fasc. 752, (8 ott. 1881) - fasc. 753 (29 ott. 1881) - fasc. 754 (12 nov. 1881) - fasc. 755 (26 nov. 1881) - fasc. 756 (10 dic. 1881); Vol. IX, fasc. 757 (31 dic. 1881) - fasc. 758 (14 genn. 1882) - fasc. 759 (28 genn. 188") - fasc. 760 (11 febbr. 1882) - fasc. 761 (25 febbr. 1882); Vol. X, fasc. 761 (8 apr. 1882) - fasc. 763 (24 mar. 1882) - fasc. 766 (13 mag. 1882) - fasc. 767 (27 mag. 1882) - fasc. 768 (10 giu. 1882).
(115) Cfr. A. ESPOSITO-D. QUAGLIONI, op. cit., pagg. 61-63.
(116) Cfr. G. SABBATELLI Biblioteca Sanctorum, Città Nuova Ed., Roma 1962, vol. II, pagg. 1289-1293.
(117) Cfr. F. CASOLINI, Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano 1949, vol. II pag. 1406.
(118) Cfr. Mons. PAUL GUERIN, Le palmier séraphique, Bar-le-Duc edit., s. l. 1873, vol. IX, pagg. 515-16.
(119) Cfr. Mons. PAUL GUERIN, op. cit., Pagg. 518, 522-524.
(120) Cfr. I. ROGGER, Biblioteca Sanctorum, Ed. Città Nuova Roma 1968, pag. 1187.
(121) Cfr. ROBERTI-PALAZZINI, Dizionario di Teologia morale, Ed. Studium, Roma 1968, vol. I, pag. 188.
- Anno 1071. A Blois, un bambino crocefisso poi buttato nel fiume. Il Conte Teobaldo fa bruciare gli ebrei colpevoli. -1114. A Norwich in Inghilterra, Guglielmo, fanciullo di dodici anni, è attirato in una casa ebrea, fu crocifisso in mezzo a mille oltraggi il dì di Pasqua, e perché meglio rappresentasse Gesù Cristo sulla Croce, venne ferito al fianco. -1160. A Glocester, gli ebrei crocifiggono un bambino. -1179. A Parigi, il fanciullo Riccardo viene sacrificato nel Castello di Pontoise il Giovedì Santo; ed è onorato come Santo a Parigi. -1181. A Parigi, San Rodberto, fanciullo, viene ucciso dagli ebrei verso le feste di Pasqua. -1182. I giudei a Pontoise crocifiggono un giovanetto dodicenne, per cui vengono espulsi dalla Francia. A Saragozza, accade lo stesso a Domenico del Val. -1236. Presso Hagenau, tre fanciulli di sette anni sono immolati dagli ebrei in odio a Gesù Cristo. -1244. A Londra, un fanciullo cristiano viene martirizzato dagli ebrei; oggi si venera nella Chiesa di S. Paolo. -1250. In Aragona, un fanciullo di sette anni viene crocefisso nel periodo della Pasqua ebraica. -1255. A Lincoln, Ugo fanciullo rapito dagli ebrei viene nutrito fino al giorno del sacrifizio. Molti ebrei convengono da varie parti dell’Inghilterra, e lo crocifiggono, rinnovando in lui tutte le scene della Passione di N. S. come ci narrano Mathieu Paris e Capgrave. Weever ci fa sapere ancora che i giudei delle principali città d’Inghilterra rapivano fanciulli maschi per circonciderli, per flagellarli e per coprire il loro capo di spine. -1257. A Londra, un altro fanciullo cristiano immolato dai giudei. -1260. A Wessemburg, un fanciullo ucciso dagli ebrei. -1261. A Pfortzeim Bade, una bambina settenne strozzata poi dissanguata ed annegata. -1283. A Magonza, un bambino venduto dalla sua balia agli ebrei e da questi UCCISO. -1285. A Monaco, un fanciullo viene dissanguato. Il suo sangue serve di rimedio agli ebrei. Il popolo brucia la casa dove gli ebrei si erano rifugiati. -1286. A Oberwesel sul Reno, Wernher quattordicenne martirizzato per tre giorni con ripetute incisioni. -1287. A Berna, Rodolfo giovanetto ucciso nella Pasqua dagli ebrei. -1292. A Colmar, un fanciullo ucciso come sopra. -1293. A Crems, un fanciullo immolato dagli ebrei, due degli uccisori sono puniti, gli altri si salvano corrompendo le autorità con l'oro. -1294. A Berna, un altro fanciullo svenato dai giudei. -1302. A Remken, lo stesso. -1303. A Weissensee di Turingia, Corrado Scolaro, figliuolo di un soldato, dissanguato con incisioni alle vene. -1345. A Monaco, il Beato Enrico crudelmente ucciso. -1401. A Diessenhofen di Wurtemberg, un fanciullo di quattro anni comprato per tre fiorini e dissanguato dagli ebrei. Nel processo fatto per codesto assassinio, l’ebreo accusato confessò «che ogni sette anni tutti gli ebrei hanno bisogno di sangue cristiano. Un altro rivelò che il cristiano assassinato doveva essere minore di tredici anni. Un terzo disse che si servivano di quel sangue nella Pasqua; che ne facevano seccare una parte per ridurla in polvere; e che se ne servivano pei loro riti religiosi.-1410. In Turingia, sono cacciati gli ebrei per delitti contro fanciulli cristiani. -1429. A Rovensbourg, Luigi Von Bruck, giovanetto cristiano, viene sacrificato dai giudei mentre li serviva a tavola tra la Pasqua e la Pentecoste: il suo corpo viene trovato ed onorato dai cristiani. -1454. In Castiglia, un fanciullo è fatto a pezzi ed il suo cuore cotto per cibo. Per questo ed altri simili delitti gli ebrei vengono poi cacciati dalla Spagna nel 1459. -1457. A Torino, un giudeo è colto nell’istante medesimo, in cui sta per scannare un fanciullo.- 1462. Presso Inspruk, il Beato fanciullo Andrea nato a Rinn, viene dissanguato il 9 luglio dagli ebrei che ne raccolgono il sangue. -1475. A Trento, il celebre martirio del B. Simoncino, di cui esistono i processi originali; dai quali affiora che gli ebrei di Trento, rei dell’assassinio rituale del B. Simoncino, ne rivelarono molte altre dozzine da loro e dai loro correligionari commessi allo stesso scopo rituale nel Tirolo, nella Lombardia, nel Veneto ed altrove in Italia, Germania, Polonia, ecc. ecc. -1480. A Treviso, si commette un delitto simile al precedente di Trento. -1480. Assassinio del B. Sebastiano da Porto Buffole nel Bergamasco. -1480. A Motta di Venezia, un fanciullo viene immolato il Venerdì Santo. -1486. A Ratisbona, sei fanciulli vittime degli ebrei. -1490. A Guardia presso Toledo, un fanciullo crocefisso. -1494. A Tyrman in Ungheria, un fanciullo rapito e dissanguato. -1503. A Waltkirch in Alsazia, un fanciullo di quattro anni, venduto da suo padre agli ebrei per dieci fiorini, col patto che gli fosse restituito vivo dopo averne cavato sangue. Gli ebrei lo uccisero dissanguandolo. -1505. A Budweys, fatto simile. -1520. A Tyrnau ed a Biring, due fanciulli dissanguati. Perciò furono allora cacciati gli ebrei dall’Ungheria. -1540. A Suppenfeld in Baviera , Michele di quattro anni torturato per tre giorni. -1547. A Rave in Polonia, il figlio di un sarto sacrificato da due ebrei. -1569. A Witow in Polonia, Giovanni di due anni venduto per due marchi all'ebreo Giacomo di Leizyka, è da lui crudelmente ucciso. Altri fatti simili accaduti a Bielko ed altrove. -1574. A Punia in Lituania, Elisabetta di sette anni assassinata dall’ebreo Gioachino Smerlowiez il martedì prima della domenica delle Palme, il suo sangue vien raccolto in un vaso. -1590. A Szydlow, un fanciullo scompare. Dopo alcuni giorni, viene ritrovato il cadavere dissanguato con incisioni e punture. -1595. A Gostin, un fanciullo è venduto agli ebrei per essere dissanguato. -1597. Presso Sryalow, un fanciullo ucciso. Col suo sangue gli ebrei aspergono la nuova Sinagoga per consacrarla. -1650. A Caaden, un fanciullo di cinque anni e mezzo chiamato Mattia Tillich vi è assassinato l’11 marzo. -1655. A Tunguch in Germania, un fanciullo assassinato. -1669. A Metz, un fanciullo di tre anni rubato dal giudeo Raffaele Levi, è crudelmente assassinato. Il suo cadavere fu trovato orribilmente mutilato. Il reo venne arso vivo per sentenza del Parlamento di Metz il 16 giugno 1670. -1803. Possiamo a buona ragione porre qui in primo luogo questa data 1803, poiché in quest’anno uscì la prima volta alla luce il libretto di Teofito. Esso vale storicamente più di molte altre autorità per dimostrare che gli ebrei sempre usarono, usano e debbono usare (se pure sono ebrei osservanti) il sangue cristiano nei loro riti. -1810. Negli atti del Processo di Damasco, esiste una lettera di John Barcker ex-Console inglese in Aleppo dove si parla di una povera cristiana scomparsa da Aleppo. Tutti accusavano un ebreo, Raffaele d’Ancona, di averla scannata per raccoglierne il sangue. -1827. A Varsavia, scompare un bambino cristiano nell’occasione della Pasqua ebrea. -1831. A Pietroburgo, un fanciullo assassinato dagli ebrei a scopo rituale. Così sentenziarono quattro giudici. -1839. A Damasco, si scopre alla dogana una bottiglia di sangue portata da un ebreo, il quale offre diecimila piastre perché si nasconda la cosa. -1840. A Damasco il celebre processo per l’assassinio di Padre Tommaso da Calangiano Cappuccino e del suo servo cristiano uccisi dagli ebrei per scopo rituale. Gli ebrei furono condannati, benché poi graziati per danari. Quegli ebrei assassini erano quasi tutti italiani di Livorno. Il processo originale è negli Archivi di Parigi, successivamente venne stampato dal Laurent nel vol. II des Affaires de Syrie. -1843. A Rodi Corfù, assassinio ebreo di bambini cristiani. -1881. Ad Alessandria d’Egitto l’assassinio del giovane greco Fornarachi, di cui si occuparono tutti i giornali del 1881-1882. Il cadavere fu trovato dissanguato, tutto punzecchiato, e simile a statua di cera. -1882. A Tisza Eszlar in Ungheria, una giovinetta di 14 anni è scannata nella Sinagoga dal sacrificatore ebreo. Più recentemente ancora nel 1891 fu trovato presso l'ebreo Buschoff, in Xanten nella Prussia Renana, il cadavere del fanciullo cattolico Giovanni Hegmann senza una goccia di sangue. Il Buschoff venne processato, ma poi assolto, grazie alla potenza dell’oro ebraico!I sacrifici continuarono, altri cristiani furono barbaramente uccisi a scopo rituale, ma la grande ricchezza degli Ebrei, insabbiò i successivi casi. |
Nella ridente cittadina veneta di Marostica, conosciuta in tutto il mondo per
la storica partita a scacchi, le autoritá della Chiesa conciliare stanno
realizzando, nella quasi indifferenza generale, l'ennesimo delitto nei confronti
della religione cattolica.
Stiamo parlando della decisione del vescovo di Vicenza, Mons. Nonis, di proibire
il culto multi secolare al Beato Lorenzino Sossio da Marostica. Il motivo? Il
Beato Lorenzino é colpevole... di essere stato martirizzato dai Giudei.
Chi scrive é andato di persona sul posto per permettere ai lettori di
essere informati dettagliatamente su questa vergognosa vicenda.
Sfogliamo insieme un opuscoletto scritto nel 1885 da Monsignor G. Ronconi, "Il
Beato Lorenzino da Marostica nella Storia e nel Culto"(1), ristampato nel
1954 con 1' imprimatur del Vicario generale di Vicenza, don Francesco Snichelotto,
quindi in piena regola con la disciplina ecclesiastica.
Mons. Ronconi inizia col narrare le vicende familiari del beato Lorenzino.
Siamo nel 1480: Giorgio Sossio, un umile carbonaio originario di Bassano del
Grappa, si trasferisce nel paesino di Valrovina, sulle montagne sopra Bassano,
appartenete al distretto di Marostica della Repubblica di San Marco. A Valrovina
Giorgio Sossio sposa Maria dei Rosa. Nasce il loro primogenito che viene battezzato
col nome di Lorenzino, pur essendo i suoi ignari del fatto che il piccolo avrebbe
ricevuto, come il suo santo patrono, la palma del martirio.
"Era il Venerdí Santo: 5 aprile dell'anno 1485. Lorenzino - scrive
il Monsignore - toccava l'etá di cinque anni. Si era allontanato alquanto
dalla casa paterna con altri fanciulli (...) Smarrita la strada, vagando di
sentiero in sentiero, s'internó in un bosco, perdendo ogni orientamento.
(...) Nel giorno che la pietá cristiana consacra alla morte di Cristo,
vagavano per quei luoghi degli ebrei, con il truce disegno di trovare tra i
cristiani una vittima da sacrificare in odio a Cristo..." (2).
Mons. Ronconi continua descrivendo come i Giudei "lo videro e pensarono
di fare il colpo sicuro (...) trascinandolo presso un antico e diroccato abituro,
che ancor oggi si chiama Ca' Lugo. Spogliatolo delle vesti, l'appoggiarono con
il dorso al tronco di una grossa quercia, gli tirarono indietro le braccia e
poi gli legarono le mani e i piedi in forma di crocifisso" (3).
La furia degli aggressori si scatena sul piccolo cristiano: "La tenera
età, le lacrime, i gemiti, lo spasimo di tutte le membra, non valsero
a placare quei discendenti dei crocifissoti di Cristo, che inveirono ancor più
verso il piccino, finché questi, mancandogli le forze, con il pallore
mortale sul volto, piegò la dissanguata testa e morì. Allora,
staccatolo dalla quercia lo seppellirono, coprendo con terra, sassi e fogliami
l'insanguinato cadavere. Poi si dileguarono "(4).
La scena, continua il Ronconi, fu vista dall'alto di un colle vicino da un eremita
che si precipitò sul luogo del martirio: "La terra era insanguinata
e rosseggiante era la quercia e non molto lontano il cadavere del Fanciullo
non bene coperto. Anzi un suo braccio, fuori dal terreno, era alzato in aria
e pareva accennasse al cielo ove l'anima sua era salita a gloria immortale "
(5). L'eremita avvisa un pastore che a sua volta "avvisò subito
quelli di Valrovina che accorsero in massa (6). Tra lo strazio dei genitori,
gli abitanti "inorriditi e in pari tempo sdegnati" recuperano il corpicino
martoriato che viene sepolto nel cimitero "comune in quel tempo a Valrovina
e a Marostica"(7).
A questo punto l'Autore interrompe la narrazione del martirio del Beato Lorenzino
per ricordare che "l'uccisione di Lorenzino Sossio non era il primo caso
del genere. Dieci anni prima, cioè nel 1475 - precisa Mons. Ronconi -
gli Ebrei avevano trucidato nel Trentino, durante la Settimana Santa un bambino
di circa due anni e mezzo chiamato Simone.
(...) Inoltre anche nella diocesi di Bressanone, nel villaggio Rinnese, un altro
fanciullo, chiamato Andrea, venne martirizzato dagli stessi ebrei e per gli
stessi fini, e gli fu concessa dalla S. Sede Messa propria e Ufficio. Altri
fanciulli ancora subirono la stessa fine, come si può vedere nel Bollario
di Benedetto XIV"(8).
Dunque i tre piccoli martiri, il Beato Lorenzino, San Simonino di Trento e il
Beato Andrea da Rimi, sono stati tutti uccisi dagli Ebrei durante la Settimana
Santa. Perché? E' la stessa domanda che si pose don Giuseppe Pavani,
l'autore del libretto "S. Domenichino del Val, chierichetto martire"
(9), un altro fanciullo ucciso dai giudei durante il Sacro Triduo: "Ma
perché tante uccisioni di fanciulli e di bambini cristiani? Perché
- spiegava don Tavani, rivolgendosi ai piccoli chierichetti - gli ebrei in certi
loro riti tenebrosi facevano uso di sangue cristiano, e preferivano a questo
scopo il sangue di piccoli innocenti " (10).
Si tratta dell'omicidio rituale praticato dagli Ebrei nel corso dei secoli:
uccidere dei fanciulli cristiani in occasione di certe festività per
usare poi il loro sangue in alcuni riti talmuduci. Prima di continuare la lettura
della vita del Beato Lorenzino è bene precisare le cose a riguardo di
questo argomento, basandoci essenzialmente su due documenti: il primo si riferisce
a uno studio de La Civiltà Cattolica, l'autorevole rivista dei Gesuiti,
il secondo a uno studio di Monsignor Umberto Benigni, storico di talento, fondatore
del Sodalitium pianum auspicato da San Pio X per poter applicare concretamente
le indicazioni contenute nella enciclica Pascendi contro gli adepti del Modernismo.
Nel 1893 La Civiltà cattolica (quando era ancora cattolica) pubblicò
un'importante studio sull'omicidio rituale giudaico ripreso poi, anche recentemente,
da alcune riviste cattoliche. In questo studio, dopo aver esaminato i processi
relativi all'uccisione di San Simonino a Trento nel XV secolo e all'omicidio
del padre cappuccino Tommaso da Calangiano a Damasco nel XIX secolo, La Civiltà
cattolica scrive:
"Orbene, se si raffrontano i due processi, nel primo dei quali son otto
e nel secondo sedici i rei convinti e confessi, oltre a buon numero di testimoni,
tutti giudei, vedrassi con meraviglia come, malgrado la distanza di quattro
secoli che li divide, le confessioni e le testimonianze deposte in essi quanto
al rito e all'uso del sangue cristiano si corrispondono a capello"...
1°) Dai due processi comparati insieme risulta con evidenza che l'assassinio
di un cristiano non solamente è riputato lecito, ma è comandato
ai giudei dalla legge talmudico-rabbinica. siccome già vedemmo nel precedente
articolo, in cui riportammo le stesse parole del Talmud e dei dottori ebrei.
2°) Lo scopo del detto assassinio non è solamente far onta a Cristo
e danno al cristianesimo, sebbene anche a questo si miri; ma è soprattutto
adempiere un dovere reliigoso, qual è celebrare degnamente le due feste
del Purim e della Pasqua, facendo uso in esse del sangue cristiano. Laonde il
processo di Damasco ci fa sapere che i giudei, mentre scannavano il P. Tommaso,
erano festanti, come
quelli che credevano di fare con quell' assassinio cosa graditissima a Dio e
meritoria di vita eterna.
3°) Nelle feste del Purim, per avviso dei rabbini e degli altri giudei processati,
si può far uso del sangue di qualsivoglia cristiano, ma per le feste
Pasquali vuol essere il sangue di un fanciullo che non abbia oltrepassato i
sette anni di età, e la cui immolazione scusi quella dell' agnello.
4°) Le azimelle, giudaicamente ammanierate con quel saporetto di sangue
cristiano, si regalano nelle feste del Purim ai non giudei, massime a quei cristiani
che fossero (così per modo di dire) conoscenti ed amici; ma nelle feste
pasquali si mangiano per ben sette giorni dai soli giudei.
5°) Questo è il segreto del solo padre di famiglia. cui spetta introdurre
nella pasta degli azimi,
all' insaputa della moglie e dei figlioli, un pò di sangue o fresco o
coagulato e ridotto in polvere.
ó°) Egli deve altresi nella cena pasquale versare qualche goccia
di quel sangue nel vino che mesce alla famiglia e benedirne anche la mensa (Oh
che cara benedizione!).
7°) Il sangue è migliore e il sacrificio del fanciullo è più
accetto a Dio, (come affermava nel processo di Trento il Rabbino Mosè
vecchio di 80 anni), quando si fa nei giorni più prossimi alla Pasqua.
8°) Perché il sangue di un bambino cristiano sia acconcio al rito
e proficuo alla salute dell' anima giudaica, conviene che il bimbo muoia tra
i tormenti, come appunto accadde all' innocente Simoncino e a tanti altri uccisi
a punta di spilli, o tagliuzzati a membro a membro, o crocifissi. (...)
11°) L' uso rituale e il mistero del sangue solo si trova scritto nei codici
orientali, mentre negli occidentali venne soppresso per tema dei governi cristiani,
e sostituito dalla pratica e tradizione orale.
- 12°) Finalmente il detto rito è generale presso gli ebrei osservanti
della loro legge (talmudica), e rimonta ai primi secoli del cristianesimo.
Tali sono in sostanza le confessioni concordi dei rabbini e degli altri giudei
esaminati in gran numero nei due processi di Trento e di Damasco "(11).
La Civiltà cattolica prosegue citando "l'autorità di tre
altri Rabbini convertiti al cristianesimo, cioè di Paolo Medici, di Giovanni
da Feltre e di Teofito o Neofito monaco moldavo. (...) Paolo Medici - continua
la rivista dei Padri Gesuiti - nella sua opera intitolata Riti e costumi degli
ebrei (a pag. 323 6° ediz. di Torino - Tip. Borri 1874) confermò
le frequenti uccisioni dei fanciulli cristiani; Giovanni da Feltre dichiarò
solennemente innanzi al potestà di Milano l'uso che i giudei facevano
del sangue cristiano (cf. La Civiltà cattolica Serie II vol. VIII, p.
230 e segg.); e Teofito ne spiegava il mistero nelle sue Rivelazioni scritte
in lingua moldava e rese di pubblica ragione nel 1803 (...) tradotte in italiano
dal Prof. N. F. S. e pubblicate a Prato nel 1883 sotto il seguente titolo Riti
ebraici della moderna Sinagoga (...).
L'ex-Rabbino moldavo (...) schiettamente confessa il rito sanguinario e l'uso
che egli stesso, prima della sua conversione, aveva fatto del sangue cristiano,
e le sue confessioni mirabilmente concordano con le deposizioni di altri rabbini
e giudei processati a Trento, in Damasco e altrove".
La Civiltà cattolica continua a riportare la terribile testimonianza
dell'ex-rabbino imitatore di S. Paolo che da feroce persecutore dei cristiani
divenne zelante difensore della religione contro i suoi ex-correligionari: "Codesto
segreto del sangue, egli dice, non è conosciuto da tutti gli ebrei, ma
dai soli Laham (dottori) o rabbini, e dagli scribi e farisei, che però
si chiamano conservatori del mistero del sangue (...). Questi solo a voce lo
comunicano ai padri di famiglia; i quali lo tramandano a quel figliolo che conoscono
più capace del segreto, atterendolo con orrende minacce dallo svelarlo
altrui" (...) "Quando io pervenni - continua Teofito - all' età
di 13 anni, il mio padre, presomi in disparte, da solo a solo, dopo avermi istruito
e sempre più inculcato l'odio contro i cristiani, come cosa da Dio comandata,
fino ad ammazzarli e raccogliere il sangue... Figlio mio, mi disse, (dandomi
un bacio) ti ho fatto il più intimo mio confidente ed un altro me stesso;
e messami una corona in capo, mi diè la spiegazione del mistero... ".
"Il che conferma - prosegue ancora La Civiltà cattolica - quanto
dicemmo nel precedente articolo, cioè che l'uccisione dei cristiani e
l'uso del loro sangue è un precetto della legge talmudica, un dovere
di coscienza, un rito religioso... ". 'Gli ebrei - concludendo a riferire
la testimonianza dell' ex rabbino moldavo - sono più contenti quando
possono ammazzare bambini; perché sono innocenti e vergini, e quindi
perfetta figura di Gesù Cristo; e li ammazzano nella Pasqua, acciocché
possano meglio rappresentare la passione di Gesù Cristo".
Vi è poi un'altro aspetto importante, sottolinea ancora La Civiltà
cattolica, che spinge i giudei ad "avere tanta sete di sangue cristiano":
le prescrizioni della Cabala, che promette guarigioni e altri benefici praticando
superstizioni e sortilegi, che prevedono appunto l'uso del sangue cristiano
Anche Monsignor Umberto Benigni, nella sua monumentale Storia sociale della
Chiesa (12), tratta del problema dell'omicidio rituale giudaico. Col rigore
dello storico serio inizia a definire la natura e i caratteri distintivi dell'omicidio
rituale, cioé "una vera cerimonia cultuale", che lo differenzierebbe
da altri "omicidi commessi in seguito all' odio inveterato degli ebrei
contro il nome cristiano" senza "una mentalità rituale"
(ad esempio il martirio di S. Stefano e di tutti gli altri cristiani uccisi
dai giudei durante i primi secoli della Chiesa).
Mons. Benigni suddivide gli omicidi rituali in due categorie: impliciti e espliciti.
Implicito è "il supplizio di un cristiano messo a morte dagli Ebrei
durante la Settimana Santa, in memoria e in odio della Passione di Cristo, soprattutto
se questo martirio riproducesse le diverse fasi della flagellazione, del' incoronazione
di spine e la crocifissione del Redentore ...con la persuasione di fare cosa
grata a Dio". Sarebbe invece un omicidio rituale esplicito "se il
sangue del martire o uno dei suoi organi fossero utilizzati in una cerimonia
giudaica, officiale o superstiziosa o per un qualsiasi fine di propiziazione
".
Prima di continuare la sua investigazione, il prelato fa notare che "l'omicidio
rituale può non essere necessariamente né sempre l'effetto di
un odio personale" riferendosi (come già indicato dai rabbini convertiti
citati da La Civiltà cattolica) alla pratica di certe sette ebraiche;
quindi "questa pratica superstiziosa non è assolutamente comune
a tutti gli ebrei da cui deriva ( per gli ebrei delle sette incriminate) una
distinzione facile a fare, tra un odio comune a tutti i loro correligionari
e la loro superstizione particolare".
Mons. Benigni esamina allora la lunga lista degli omicidi rituali più
famosi: da quello commesso a Blois nel 1071 sino a quello del 1791 in Transilvania,
percorrendo una settantina di casi registrati in tutti i Paesi europei.
Tra tutti questi episodi di bambini martirizzati, la Santa Chiesa, nella sua
proverbiale prudenza, solamente in alcuni casi ha elevato le vittime agli onori
degli altari (questo non significa che la Chiesa non ritiene gli altri fanciulli
come martiri, ma che si limita a dire che quelli beatificati lo sono sicuramente;
come a Lourdes dove su oltre 2.500 guarigioni riconosciute dai medici come miracolose,
le autorità ecclesiastiche hanno considerato come veri miracoli solamente
62 casi).Essi sono, oltre al Beato Lorenzino, di cui torneremo a parlare tra
non molto:
- San Domenichino del Val, crocifisso con chiodi alle mani e ai piedi nella
Settimana Santa del 1250 a Saragozza; il corpo era venerato nella cattedrale
dove una lapide ammoniva: "Questa Santa Chiesa Metropolitana volle qui
deposta la salma del bimbo Domenico ... Sottoposto all'estremo supplizio qui
a Saragozza dietro ordine della Sinagoga degli ebrei fu confitto con chiodi
a una parete e infine gli fu trapassato da un lato il petto con una spada. Sofferse
gloriosamente il martirio il dì XXXI Agosto MCCL" (13). Nel 1805
Pio VIII confermava il culto; festa il 31 agosto. Il card. Merry del Val apparteneva
alla stessa famiglia del Santo.
- il Beato Andrea, seviziato nel 1462 nel paesino tirolese di Rinn, vicino a
Innsbruck, particolarmente venerato in tutto il Tirolo; Benedetto XIV nel 1755
confermava il culto, concedendo un ufficio liturgico proprio; festa il 12 luglio.
- San Simonino, martirizzato a Trento nel 1475, di cui esistono i processi originali
dai quali appare che gli Ebrei di Trento, responsabili dell'omicidio rituale
di S. Simonino, ne rivelarono molte altri commessi dai giudei allo stesso scopo
rituale in Tirolo, in Lombardia, nel Veneto e in altri luoghi dell'Italia, della
Germania, della Polonia, ecc. Il suo nome è inserito nel Martirologio
romano, in data 24 marzo: "Il nono delle calende d'aprile a Trento la passione
di San Simone, fanciullo, trucidato crudelmente dai Giudei, autore di molti
miracoli". Roma concesse una Messa e un Ufficio proprio (14).
- il Beato Cristobal della Guardia, "l'infame sacrilegio fu eseguito nella
Settimana Santa del 1491 " a Toledo, beatificato da Pio VII nel 1805, festa
il 26 settembre.
Inoltre vi è un culto multi secolare locale per:
- il Beato Riccardo, immolato il giovedì santo del 1179 nel castello
di Pointoise, in Francia; in seguito al processo fu riconosciuto il martirio
ed è venerato tra i santi della arcidiocesi di Parigi il 25 marzo (15).
- il Beato Ugo di Lincoln, martirizzato in Inghilterra nel 1225. Nel Medioevo
fu composta l'opera sacra Passio pueri Hugonis de Lincolna (16).
- il Beato Werner, immolato dagli Ebrei nel 1287, a Oberwezel, nella diocesi
di Treveri, festeggiato il 19 aprile (17).
- il Beato Enrico, "crudelmente martirizzato" a Monaco nel 1345, venerato
nella diocesi.
- il Beato Sebastiano da Porto Buffole nel Bergamasco, ucciso ritualmente nel
1480. - il Beato Simonino, ucciso a Vilna, in Lituania nel 1592; sul suo corpo
si contarono più di 170 ferite.
Dopo aver esaminato questa lunga lista di delitti di fanciulli cristiani attribuiti
a omicidi rituali giudaici, Mons. Benigni passa a quello che chiama "la
critica" della questione, argomentando come:
1) nessuno possa negare che "l'ebraismo, sottomesso alla lettera e allo
spirito del Talmud, abbia realmente vissuto in un'atmosfera di odio implacabile
contro i cristiani"; inoltre in "un'epoca di più rudezza e
di ferocità"non è sorprendente che "certe sette giudee
più fanatiche" abbiano potuto praticare "l'omicidio religioso,
in forma più o meno rituale;
2) pur ammettendo che tra le centinaia di casi elencati ve ne siano alcuni dubbi
quanto alla loro veridicità, sembra impossibile di pensare che "tutti
e ciascuno tra le centinaia di fatti raccolti dalla storia ... siano falsi assolutamente
in blocco ", tanto più che emergono delle "linee caratteristiche"
comuni che "hanno tutta l'apparenza della realtà".
Esaminando poi gli argomenti dei "difensori della cattiva causa ebraica"
secondo i quali alcuni papi non avrebbero creduto all'esistenza dell'omicidio
rituale ebraico, Mons. Benigni taglia corto: "Un Papa parla come Papa quando
ci dice <Venerate tizio come martire, perché è stato ucciso
in odio alla fede cristiana>, ma quando asserisce di non credere all'omicidio
rituale, parla come uomo, si tratta solamente di una <opinione personale>
".
E allora Monsignor Benigni considera proprio tutti gli atti pontifici relativi
al culto dei fanciulli martiri, annotando che:
1) "La Santa Sede non ha mai fatto dichiarazioni neganti il fatto dell'omicidio
rituale ".
2) "A più riprese, solennemente, la Santa Sede ha riconosciuto la
realtà storica del delitto implicitamente rituale (cioè l'assassinio
di un fanciullo cristiano in occasione della Settimana Santa, per un rinnovamento
dei supplizi della Passione di Cristo sul corpo del martire) ".
"E questo spirito - prosegue il prelato - come questo parere della Roma
papale, appare alle intelligenze oneste, competenti e informate, come il verdetto
stesso della storia". Mons. Benigni termina con le ultime obiezioni relative
all'omicidio rituale esplicito (l'uso del sangue per i riti segreti): "Noi
ameremmo, per l'onore dell'umanità, poterne negare categoricamente la
realtà: ma contro vi sono due fatti gravi".
Il primo è che questa accusa cristiana lanciata contro i giudei è
millenaria, costante e si è "perpetuata e rinnovata" nel corso
dei secoli: ritroviamo qui il giudizio de La Civiltà Cattolica, sulla
molteplicità dei casi incriminati e l'omogeneità degli elementi
che li caratterizzano, malgrado epoche e nazioni differenti. Il che fà
appunto supporre che si tratta dell'osservanza di un qualcosa di ben definito,
e rigorosamente precisato.
Inoltre, continua Mons. Benigni, vi è un altro elemento determinante
(anch'esso già messo in luce dalle colonne del La Civiltà Cattolica)
relativo all' uso del sangue cristiano per "dei fini extra-rituali ",
come rimedio medicinale. "Gli Ebrei del Medio Evo raccolsero ...questa
<ricetta> orientale, e poi greco-romana di usare il sangue umano come
"rimedio" medicinale; l'adottarono, come del resto adottarono tutte
le superstizioni dell'alchimia, dell'astrologia, dell'occultismo, che fanno
uso del sangue umano. I filtri magici a base di sangue cristiano abbondarono
per gli incantesimi, divinazioni, scoperte dei segreti della natura".
Il Benigni arriva dunque alla conclusione della sua investigazione: l'uso di
sangue cristiano da parte dei giudei "sarebbe difficile negarlo categoricamente
davanti la moltitudine di testimonianze raccolte attraverso le epoche. Queste
testimonianze in effetti potrebbero contraddirsi quanto alfine ricercato dall'omicidio:
gli uni ci hanno visto la finalità del <rimedio> (medicinale),
gli altri hanno creduto all'intenzione rituale; ma tutti concordano quanto a
questo fatto tangibile e per conseguenza incontenstabile dell'uso fatto dai
Giudei di sangue cristiano'
"Ecco le ragioni che ci impediscono di credere assolutamente finita in
senso negativo questa questione dell'omicidio propriamente rituale tra i giudei
".
Evidentemente nei casi dei fanciulli beatificati, i Sommi Pontefici hanno riconosciuto
come causa del delitto non un semplice uso superstizioso del sangue cristiano,
essendo "questi fanciulli uccisi in odio al cristianesimo e che sono, da
tempo imme-morabile, in qualche città o diocesi in possesso del culto
pubblico con la scienza, con la tolleranza o addirittura con la positiva approvazione
degli Ordinari ", come insegnò Benedetto XIV nel suo Bollario (tomo
IV, costituzione 43).
Dopo questa lunga precisazione - mi auguro sufficiente (18) - sul fatto storico
dell'omicidio rituale e dell'uso del sangue cristiano da parte dei Giudei, ritorniamo
alla vita del Beato Lorenzino, illustrando la propagazione del suo culto.
Mons. Ronconi sottolinea il fatto che anche "nel cimitero deve era stato
sepolto, il cadavere del piccolo martire fu trovato con un braccio sopra la
terra e la mano alzata verso il Cielo" (19).
Per ben due volte il braccio fu sepolto ma ogni volta tornava a uscire da terra
rivolto al cielo. La seconda volta addirittura sopra la terra vi era "il
corpo del piccolo Martire con la solita mano destra alzata" (20) che sprigionava
una gran luce.
Il corpo risultava incorrotto. La popolazione allora esclamò: "Questo
è il corpo di un Santo che Dio vuole glorificare: portiamolo in chiesa,
collochiamolo in un luogo dove si possa tributargli onore e venerazione"
(21).
Ma in quale chiesa portarlo? Valrovina, Marostica e Bassano si contendevano
la preziosa reliquia. Si caricò allora il corpicino su un carro trasportato
da due giovenche "le quali dovevano essere lasciate libere di andare dove
l'istinto le avesse condotte" (22).
La Provvidenza li condusse in direzione di Marostica, tra il tripudio dei fedeli
di quella città. Le giovenche si arrestarono nei pressi della chiesa
francescana di S. Sebastiano: era il 28 aprile del 1485.
Da allora il corpo, rimasto incorrotto sino ad oggi, fu venerato con grande
fede dal popolo cristiano.
Quando le leggi empie dei "liberatori" napoleonici fecero chiudere
tutti i conventi con le loro chiese, il corpo del Beato Lorenzino fu trasportato
dalla chiesa conventuale alla vicina Pieve dedicata a S. Maria Assunta, fuori
dalle mura cittadine, dove è tuttora (ma non per molto, come vedremo),
mentre la mano destra fu concessa alla chiesa parrocchiale di Valrovina.
Il Ronconi sottolinea come nel corso dei secoli la Chiesa approvò il
culto popolare, spontaneo, genuino che fu sempre attribuito al fanciullo martire.
Ventiquattro vescovi della diocesi avevano "riconosciuto e approvato il
culto <privato> al Martire bambino" (23).
Nel 1602 Mons. Corner, vescovo di Padova, "ordinò la raccolta degli
atti necessari per la canonizzazione" ma una volta arrivato a Roma morì
e la causa non ebbe luogo.
Finalmente "nel 1867 a Roma fu pubblicato il decreto che confermava (perché
ad immemorabili) il culto al B. Lorenzino ". Pio IX concesse anche "al
clero vicentino e padovano l' Ufficiatura propria del Beato, fissando la festa
liturgica il 15 aprile e la festa esterna cittadina la seconda domenica dopo
Pasqua" (24).
In occasione del IV centenario del martirio (1885) presenziò alle funzioni
il cardinale Patriarca di Venezia.
Il culto al piccolo martire continuò e aumentò col passare dei
secoli. Durante le ultime, terribili giornate della seconda guerra mondiale,
quando il Nord Italia era sconvolto dalle bombe angloamericane e dalle scorribande
delle bande partigiane, la popolazione di Marostica si strinse attorno al suo
Santo pronunciando un voto solenne: "O beato Lorenzino, salvaci, salvaci
... salvaci dai pericoli della guerra e quanto prima una cappella sorgerà
al tuo nome perché si dica ai nostri figli quanto è potente la
tua piccola mano e quanto ami i tuoi devoti. O B. Lorenzino, salvaci... ".
"Il Beato Lorenzino - annota il Ronconi - esaudì l'accorata e umile
supplica dei suoi fedeli devoti. Marostica con i suoi abitanti rimase illesa
in mezzo all'uragano ...e i Marosticensi mantennero la promessa" (25).
Fu così progettata e costruita immediatamente una nuova cappella laterale
nella parrocchiale di S. Maria Assunta per ospitare il corpicino sempre incorrotto
del Martire.
L'inaugurazione avvenne nell' aprile del 1947: la descrizione lasciataci dal
Ronconi è commovente e la riportiamo interamente per sottolineare il
contrasto con le direttive delle attuali autorità ecclesiastiche.
La data dell'inaugurazione fu fissata alla "seconda domenica dopo Pasqua,
festa annuale del beato. Fin dalla domenica in Albis (la prima dopo Pasqua),
13 aprile, cominciarono i preparativi delle solenni onoranze con predicazioni
e preghiere. In quei giorni, tra i fedeli che gremivano la Chiesa, particolare
commozione suscitò la traslazione dell'urna... Portato da quattro reduci,
il corpo del Beato attraversò la Chiesa e fu deposto nella Sua nuova
dimora. Fu un momento indimenticabile quello in cui l'Arciprete Don Casto Poletto,
visibilmente commosso, rievocando i tristi momenti della guerra, rivolse il
primo e pubblico ringraziamento al piccolo Martire, che tanto aveva fatto per
i cittadini di Marostica.
Le solennità cominciarono il venerdì sera con l'arrivo di S. E.
Mons. Socche Vescovo di Reggio Emilia (ex vicario di Marostica) ... Al sabato
sera, tra una festa di luci e di suoni, arrivò anche il vescovo diocesano
S. E. Mons. Zinato... La domenica 20 aprile, tra un popolo stipatissimo e proveniente
anche dai paesi vicini, pontificò solennemente il vescovo diocesano.
Nel pomeriggio, dopo i vesperi pontificali, dinanzi all' urna del Beato Martire,
informa solenne, il voto fu sciolto" (26).
Nei libri devozionali del vicentino si possono trovare il triduo di preghiere
al Beato ("...offristi il Tuo tenero corpo all'ira nefanda dei nemici di
Cristo...") e la "Preghiera dei bambini al B. Lorenzino Sossio"
("...per lo strazio delle Tue membra purissime, che i perfidi giudei martoriarono
in odio al nome cristiano...") (27).
A Marostica la cappella contenente l'urna del martire è sempre stata
meta dei fedeli, gente semplice animata da una grande fede, che amava lasciare
ceri e fiori in onore del Santo fanciullo. La processione annuale manifestava
la profonda devozione popolare, con le strade gremite in onore del martire,
in una profusione di luci e canti. A Valrovina nella chiesa parrocchiale i fedeli
veneravano il prezioso braccio destro del Santo e si assiepavano ogni anno nel
luogo del martirio, in mezzo ai boschi, dove una cappellina ricorda il tragico
evento. Sia a Marostica che a Valrovina una strada comunale è dedicata
al "Beato Lorenzino", così pure la scuola materna adiacente
alla chiesa di Marostica.
Oggi le cose sono cambiate e rischiano di peggiorare ulteriormente.
Quello che state per leggere è stato visto e sentito in prima persona
dal sottoscritto, andato sul posto per interpellare il "popolo di Dio"
di Marostica e Valrovina che sta soffrendo impotente davanti alla prevaricazione
del clero conciliare.
Sulle prime la popolazione mi guardava con diffidenza, pensando che fossi uno
dei preti "revisionisti" che vogliono eliminare il culto del B. Lorenzino.
Addirittura una signora sessantenne, vedendomi scattare delle foto, mi aveva
redarguito dalla finestra e poi, vedendomi devoto al "loro" santo,
era corsa a cercare un santino per farmene omaggio. La perpetua mi spiega che
il vescovo ha iniziato con abolire la processione annuale ("che era proprio
bella, con dei luminari stupendi"), poi il parroco ha fatto togliere ceri
e fiori dalla cappella dove si conserva l'urna e l'urna stessa non si apre più
per permettere di venerare il corpicino incorrotto e adesso vogliono addirittura
portare via il corpo! "Vogliono portarci via il nostro santo, fate qualcosa!
Se può scriva a Roma... ".
Chiedo il motivo di tanto accanimento... "Sono gli ebrei che protestano:
ogni anno quando facevamo la processione, il vescovo di Vicenza riceveva telefonate
da ebrei di mezza Italia: Milano, Roma, Firenze ... Ma noi non preghiamo San
Lorenzino per fanatismo (alludendo probabilmente all'accusa di antisemitismo,
ndr), ma perché è il nostro santo, lo abbiamo sempre pregato...
" raccontandomi poi la devozione delle mamme, gli ex-voto, la pietà
popolare, sincera, profonda, frutto della Tradizione cattolica. A Valrovina
le scene si ripetono: fotografando la celletta costruita dove un tempo sorgeva
la casa dei Sossio, i vicini di casa mi guardano con sospetto e poi iniziano
a protestare per il disegno di sopprimere il culto al Beato: "Mi hanno
sempre insegnato che sono stati gli ebrei a ucciderlo, là nel bosco.
Adesso dicono che non è vero... " barbotta un settantenne. E una
vispa signora quarantenne sfida la pioggia (pioveva a dirotto) pur di cercare
le chiavi della chiesa e permettermi di venerare il braccio miracoloso.
La reliquia è esposta in una cappella laterale: è impressionante
vedere questo piccolo, esile braccio rimasto incorrotto dopo tanti secoli. Mi
preme allora giungere sul luogo del martirio "ma guardi che è nel
bosco, non si può arrivare in auto" mi spiegano. Mi inoltro nel
bosco su una strada sterrata per circa due chilometri, poi sono costretto a
proseguire a piedi per un altro chilometro, sotto la pioggia.
Mi trovo finalmente di fronte alla cappellina sorta sul luogo esatto del martirio.
Ai suoi piedi vi sono fiori freschi e ceri accesi: la fede popolare resiste
malgrado i cattivi pastori. Dietro la robusta cancellata che protegge la celletta
rimango esterefatto nel vedere un pannello col disegno di grande prato con delle
farfalle svolazzanti e una piccola immagine del B. Lorenzino in gloria. La Provvidenza
ha voluto che poco tempo dopo dei benemeriti ignoti rimuovessero il pannello,
ridando alla luce l'affresco originale che rappresenta il fanciullo crocifisso
su un albero attorniato da due giudei (riconoscibili dai tratti somatici, in
particolare dal setto nasale) che lo seviziano con delle tenaglie ed altri strumenti.
Evidentemente il pannello con le farfalle è più ecumenico...
Tornato a Marostica incontro il parroco, avvolto in un completino grigio-topo.
Gioco al turista ignaro e chiedo chi sia il santo contenuto nell'urna: "non
è un santo, si tratta di una mistificazione storica", rammaricandosi
di come "a Trento sia stato più facile" (!!!) (riferendosi
all'abolizione del culto di S. Simonino). Allora la Chiesa ha sbagliato nel
beatificarlo? `Il vescovo lo vuol far togliere (SIC!), bisogna obbedire".
Per la verità, l'abolizione del culto del B. Lorenzino non è
una iniziativa personale del vescovo vicentino, quanto piuttosto di una decisione
romana che ha già colpito gli altri piccoli martiri.
A Trento, il vescovo Gottardi con un decreto del 28.05.1965 "sospendeva
qualsiasi forma di culto pubblico" di San Simonino, trafugando il corpo
del martire dall'urna esposta nella chiesa di San Pietro, per poi nasconderlo;
un giurista lo ha definito un vero e proprio occultamento di cadavere. L'urna
è stata poi messa in un angolino con dentro un beffardo cartello che,
discolpando da ogni responsabilità gli Ebrei, riporta tra l'altro: "Serie
ricerche storiche hanno smentito tale versione dei fatti... ", invitando
comunque a pregare San Simonino (ma se non è santo perché bisogna
pregarlo?) per "quanti sono ingiustamente perseguitati". La rivista
paolina Jesus recentemente ha trattato dell'argomento parlando di un"falso
beato" (28).
Anche nel paesino tirolese di Rinn, nel 1985, le reliquie del Beato Andrea (un
tempo esposte sotto l'altar maggiore) sono state fatte rimuovere dal vescovo
diocesano, Mons. Stecher, perchè "La Chiesa aveva commesso un pesante
errore nel beatificare il fanciullo di Rinn..." (!!!) (29) e poste in fondo
alla chiesa, dietro una squallida lapide che informa che Andrea è stato
rapito da sconosciuti (!) e che la colpa è stata ingiustamente attribuita
ai Giudei (30). Sono spariti i numerosi ex voto e sulla roccia dove fu martirizzato
la sua statua è stata sostituita da una di Gesù orante. Il culto
è vietato, ma ogni anno i cattolici tirolesi si riuniscono nella chiesetta
di Rinn per pregare il Martire.
A Marina di Massa la parrocchia di Poveromo-Ronchi era dedicata a S. Domenichino:
anche qui il vescovo locale ha provveduto, nel dicembre 1970, all'epurazione,
cancellando ogni riferimento al Santo spagnolo; in un'opera di propaganda filo-ebraica
si legge: "E' soppresso, solo in questo anno, il culto di Domenichino del
Val, pseudo-santo epseudo-martire" (31). Nell'estate del 1990 si constatava
ancora la devozione popolare per San Dominichino e allora il parroco riceveva
del vescovo di Massa, Carrara e Pontremoli una incredibile lettera riportata
del Corriere della Sera: "Deve scomparire, nell'ambito della pietà
popolare, ogni riferimento al bimbo spagnolo. A suo tempo si potrà modificare
anche il nome della parrocchia "(32) . Nella missiva si vietava anche la
diffusione dei santini recanti l'immagine del piccolo martire.
Il Corriere della Sera, dopo aver sottolineato che "I parrocchiani sono
sconcertati. Erano affezionati alla piccola, stupenda chiesetta che portava
il nome del martire", ammetteva che "il martire non sarebbe gradito
alle comunità ebraiche nazionali ed estere ".
Stranamente a Marostica le cose sono andate per le lunghe, anche se fin dal
1972 la rivista Shalom chiedeva a gran voce la soppressione del culto del Beato
Lorenzino (33).
E' eloquente il fatto che le comunità ebraiche abbiano richiesto e ottenuto
dalla gerarchia cattolica di sopprimere il culto ai fanciulli cristiani uccisi
dai giudei, dopo aver chiesto e ottenuto durante il Concilio Vaticano II di
essere discolpati dall'accusa di deicidio.
Se infatti il Vaticano modernista è pronto a riconoscere il popolo ebraico
non responsabile della crocifissione di Nostro Signore, andando così
contro la Sacra Scrittura, il Magistero, e la Storia, perché non negare
anche gli omicidi rituali ebraici e quindi il martirio di questi piccoli cristiani?
Così i gerarchi conciliari, da buoni fratelli minori, non fanno altro
che imitare i loro fratelli maggiori, procurando un secondo martirio a questi
Santi Fanciulli.
Davanti al progetto di eliminare il culto pubblico del Beato Lorenzino invitiamo i lettori a indirizzare al vescovo di Vicenza e al parroco di Marostica delle lettere di protesta, sollecitando il mantenimento del culto multi secolare al Martire in ossequio alla verità storica e alla fede cristiana. Le lettere potranno essere indirizzate a:
S.E.R. Mons. Nonis
Curia Vescovile 36100 - Vicenza e al:
M.R. Parroco
Chiesa S. Maria Assunta 36063 Marostica (VI).
La bella orazione del Postcommunio della Messa propria del Beato Lorenzino
ci aiuti a impegnarci con fiducia e fermezza per la difesa della religione cattolica
dagli assalti dei suoi nemici esterni ed interni:
"O Dio, per il cui disprezzo gli empi giudei inflissero un genere di
crudelissima morte all'innocente fanciullo e martire Lorenzino, concedi ai tuoi
fedeli che venerano piamente la Sua memoria in terra, di conseguire il frutto
della Tua passione in cielo" (34).
(1) Mons. G. Ronconi, "Il Beato Lorenzino da Marostica nella Storia e
nel Culto", Tip. Ars et Religio, Vedelago (TV) 1954.
(2) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 10 (3) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag.
11 (4) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 11 (5) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag.
12. (6) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 13. (7) Mons. G. Ronconi, op. cit.,
pag. 13. (8) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 14.
(9) Don G. Pavani, "S. Domenichino del Val, Chierichetto Martire ",
Ed. Piccolo Clero, Parma 1963. (10) Don G. Pavani, op. cit., pag. 18.
(11) "La morale giudaica e il mistero del sangue", in La Civiltà
cattolica , serie XV, vol. V, fase. 102 del 12 gennaio 1893, pag. 269 e seguenti.
(12) Mons. Umberto Benigni, "Storia sociale della Chiesa", ed. Vallardi,
Milano 1922, vol. IV, t. I, app. III, pag. 369 e seguenti.
(13) Don G. Pavani, op. cit., pag. 42.
(14) Per il martirio di S. Simonino rimandiamo alla lettura della "Storia
del Beato Simone da Trento, compilata sui processi autentiti istituiti contro
gli Ebrei e sopra altri documenti contemporanei dal Sac. Giuseppe Divina - Parroco
di S. Pietro - Canonico Onorario della Cattedrale di Trenta ", Trento 1902,
Tip. Ed. Artigianelli, Vol. 1 e II.
(15) Albert Monniot, "Le crime rituel chez les les Juifs", Paris Terqui
1914, pag. 146
(16) Henri Desportes, "Le mystere du sang chez les Juifs de tous les temps",
Paris Savine 1890, pag. 105.
(17) Albert Monniot, op. cit., pag. 159.
(18) Chi fosse tentato a rifiutare l'evidenza storica può riflettere
anche sulla notizia riportata dai maggiori quotidiani nazionali (non sospetti
di antisemitismo) della strage nella moschea di Hebron lo scorso anno in occasione
della festa ebraica del Purim ad opera del terrorista giudeo B. Goldstein. repubblica
del 4.03.94 scriveva: "Per i coloni più fanatici è tutto
scritto nei sacri testi. Massacrando decine di nemici inginocchiati in preghiera
il dottor Goldstein non ha fatto altro che tradurre nella realtà il precetto
di Dio... " e cioè sacrificare degli uomini proprio il giorno del
Purim. Il Corriere della Sera del 4.03.95 ricordava inoltre che "Nel '92,
a due anni dalla strage della spianata del Tempio, 20 arabi uccisi e 20 feriti,
il bollettino ciclostilato del Kach era uscito con un editoriale dal titolo
<Al posto di settanta buoi>, ricordando appunto i settanta buoi che venivano
sacri reati durante la festa del Succot. I buoi, in questo caso, erano i dimostranti
palestinesi ". Su Il Corriere della Sera del 4.03.1994 si legge inoltre
che il Goldstein, di professione medico, durante la guerra del Libano "si
rifiutò categoricamente di curare i non ebrei".
(19) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 16.
(20) Mons. G. Ronconi, op. cit- pag. 17.
(21) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 17.
(22) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 18.
(23) Mons. G. Ronconi, op. cit- pag. 28.
(24) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 29.
(25) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 33.
(26) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 37.
(27) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 60.
(28) Jesus, gennaio 1995, pag. 66.
(29) Le Chardonnet, N. 54 - Marzo 1990.
(30) Kaplan Gottfried Melzer, "Das selige Kind Andreas von Rinn",
Durach 1989, pag. 83.
(31) Di Nola, "Antisemitismo in Italia 19621 1972 ", Vallecchi Editore
1973, pag. 168.
(32) Il Corriere della Sera del 21.07.1990.
(33) Shalom, luglio/agosto, M. Nardello, Il presunto martirio del beato Lorenzino
Sossio da Marostica, in Archivio Veneto, serie V, vol XCV, 1972
(34) Mons. G. Ronconni, op. cit. pag. 56.